Il risvolto inaspettato della legge britannica sul controllo dell’età per guardare i porno

La proposta di normativa sembra essere molto in linea con la protezione dei minore, ma ci sono anche dei risvolti oscuri

10/02/2022 di Enzo Boldi

La legge non è ancora legge, ma già stanno emergendo le prime perplessità e la previsioni sui risvolti dell’eventuale introduzione di quella norma che obbligherebbe la verifica dell’età – attraverso un documento d’identità o una carta di credito – per l’accesso ai siti hard in Gran Bretagna. Il provvedimento è in discussione in questi giorni all’interno delle sale del governo britannico, e l’idea del Ministero che si occupa del Digitale nel Paese sembra essere proprio quella di andare verso l’approvazione. L’obiettivo, ovviamente, è quello di “salvaguardare” i minori che, dunque, non potrebbero più avere accesso ai portali che contengono materiale (foto o video) pornografico. Ma non è tutto oro quello che luccica.

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I vari siti hard, secondo le linee guida di questa normativa in fase di valutazione, saranno costretti a uniformarsi. Non basterà più un solo disclaimer nella homepage prima dell’accesso – in cui si chiede all’utente di confermare il proprio essere maggiorenne: i portali, infatti, dovranno chiedere la certificazione dell’età dell’utente prima di consentire la visione dei contenuti ospitati dai vari portali. E questo può avvenire in due modi: attraverso un documento d’identità o con una carta di credito. Questi due aspetti hanno già messo in evidenza le prime perplessità sulla privacy degli utenti: si può chiedere a una società privata – come previsto dalla bozza della legge sull’accesso siti hard Gran Bretagna – di chiedere un documento d’identità o una carta di credito a fini di verifica?

In Italia ci siamo trovati di fronte a questo dilemma parlando di Green Pass e, proprio per questo motivo, gli esercenti che devono controllare (in forma privata) la certificazione verde non sono tenuti a confrontare il riscontro nominativo palesato dall’app di verifica con il documento di identità. Questo compito, infatti, spetta solamente alle forze dell’ordine che operano per conto dello Stato. Un esempio un po’ estremo – soprattutto perché si tratta di due dinamiche differenti -, ma di stretta attualità e contingenza.

Accesso siti hard Gran Bretagna, i risvolti della legge

E se i dubbi sulla privacy sono legittimi, anche quelli sul reale effetto di questa normativa britannica sembrano avere un riscontro fattuale. Perché la rete è immensa e al suo interno si trova di tutto. Ci sono tantissimi portali che si occupano di “porno”: delle vere e proprie galassie che attirano l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. E anche nel Regno Unito. E non solo siti e portali: perché, secondo questa legge (ancora da approvare) anche social network come Twitter e Reddit (molto diffuso in Gran Bretagna) dovrebbero seguire i paletti previsti da questa normativa sul controllo dell’età di chi vi accede.

Ma questo può bastare per tutelare i più piccoli dalla visione di contenuti pornografici? Come riportato da Input Magazine, le prime perplessità sono emerse nelle ore successiva alla notizia di questa proposta di legge. In particolare, Iain Corby – un membro della Age Verification Providers Association – ha fatto luce su una delle possibili conseguenze di tutto ciò in una dichiarazione rilasciata al quotidiano The Guardian: «Si smette di andare su PornHub, poi si va su XHamster, per poi arrivare al successivo in fondo alla lista. Qualunque cosa si pensi di quei siti, occorre sottolineare come tendano ad avere degli standard di sicurezza. Con quella legge, invece, si spingono gli utenti a visitare portali privi di controllo». Insomma, il web è talmente infinito che i minori – che non potranno entrare sui grandi network del porno – potrebbero incappare in portali non sicuri e con standard di sicurezza di gran luna inferiori.

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