La scelta divisiva di Aboubakar Soumahoro

Aboubakar Soumahoro ha lasciato il sindacato USB. Lo ha fatto all’indomani della convocazione degli Stati Popolari a Roma, quindici giorni fa. Lo ha fatto dopo essersi incatenato davanti a Villa Pamphili per avere un colloquio con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per portare all’attenzione della politica il dramma dei braccianti agricoli durante e dopo il lockdown. Lo ha fatto dopo essersi fatto fotografare insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

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Aboubakar Soumahoro lascia l’USB

«Il mio cammino nell’Usb è giunto irrevocabilmente a termine – ha scritto nella sua lettera di dimissioni -. Vorrei a questo riguardo, ringraziare ognuna e ognuno per questi anni di lotta. Ci rivedremo, in modo diverso, nel fango della misera per l’emancipazione degli ultimi, degli esclusi e degli invisibili in cerca di felicità». Una scelta che potrebbe essere un preludio rispetto a un impegno diverso di Aboubakar Soumahoro in politica, come lui stesso ha fatto immaginare tra le righe della missiva con cui ha lasciato il sindacato per il quale era impegnato da anni. Per diverso tempo è stato indicato come uno dei volti nuovi della politica progressista italiana. Ma nell’ultimo periodo, qualcosa con la sua vecchia base si è rotto.

La sensazione è che Soumahoro abbia voluto aggiungere al suo impegno per la lotta di classe un tentativo per costruire un’alleanza più ampia che prenda in considerazione i diritti e le libertà civili. Per fare quest’ultimo passaggio, dunque, sarebbe necessario un campo più vasto, che possa partire magari dall’unione sindacale di base, ma che vada ad allargarsi anche ad altre forze della sinistra, non soltanto movimentiste.

Aboubakar Soumahoro e la scelta che punta a unire, ma che al momento divide

In tanti, che si stanno dichiarando disillusi dalla scelta fatta da Aboubakar Soumahoro, puntano il dito sul fatto di aver messo in pratica una scelta divisiva. Qualcuno, anzi, potrebbe anche essersi sentito ‘orfano’ di un rappresentante politico su battaglie che, per forza di cose, non sempre sono mainstream. Ma la sensazione, invece, è che la scelta di Aboubakar Soumahoro sia fatta per unire. Le anime di questo qualcosa che vorrebbe creare sono tante e frammentate. Il percorso non sarà semplice, soprattutto se si parte da questa premessa. Ma la fiducia nel suo porre al centro temi politici veri e non puro artificio retorico non può essere accantonata.

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