Il ‘curioso’ caso del premio Nobel per la Pace che si è detto pronto alla guerra con l’Egitto
29/10/2019 di Enzo Boldi
A leggere le ultime dichiarazioni di Abiy Ahmed sembra esser passato quasi un Secolo dalla riconoscimento Mondiale ricevuto. E, invece, era solamente l’11 ottobre scorso quando il premier etiope venne insignito del Premio Nobel per la Pace. L’onorificenza venne accolta da un plauso da parte di una vasta porzione di personalità, ma alcuni avevano già espresso perplessità per via delle tensioni in Etiopia e di alcuni atti repressivi nelle continue proteste civili in un Paese che non sembra trovare quiete. E a tutto ciò si aggiungono alcune dichiarazioni bellicose dei giorni scorsi.
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Come riportato da Il Corriere della Sera, Abiy Ahmed – durante il question time parlamentare – ha parlato dei lavori per la costruzione della ‘Grande diga del rinascimento etiope’. Si tratta di un’opera avviata nel 2013 e che dovrebbe vedere la sua prima fase operativa nel giugno del 2020. Ma l’Egitto, che ha sempre un grande potere politico in quella zona dell’Africa, non sembra essere d’accordo con questo piano. E le tensioni sono molto elevate, con i colloqui con Il Cairo che sembrano proseguire su una strada senza uscita.
Abiy Ahmed, il Nobel per la Pace che parla di guerra
«Alcuni dicono delle cose sulla soluzione usando la forza (da parte dell’Egitto, ndr). Io vorrei sottolineare come nessuna forza possa impedire all’Etiopia di costruire quella diga – ha detto il premier etiope e fresco Premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed rispondendo a una domanda durante il question time parlamentare -. Se ci sarà bisogno di andare in guerra, noi possiamo contare su milioni di persone pronte a combattere. Se qualcuno avesse intenzione di lanciare un missile, altri potrebbero rispondere con le bombe. Ma questo non è nell’interesse di tutti noi».
Le tensioni interne in Etiopia
Parole pesanti che evidenziano un clima di tensione palese tra i due Paesi. Frasi che poco sembrano avere a che fare con un Premio Nobel per la Pace che, fresco del riconoscimento, utilizza espressamente la parola tabù ‘guerra’. E la situazione, anche all’interno dell’Etiopia, non sembra delle più semplici con le repressioni militari contro i manifestanti che protestano da tempo contro Abiy Ahmed.
(foto di copertina: Mohamed Khidir/Xinhua via ZUMA Wire)