Zingaretti si dissocia da Zanda: «La proposta di aumentare gli stipendi è sua, non del Pd»

28/03/2019 di Enzo Boldi

Nicola Zingaretti, da poco insediato alla guida del Partito Democratico, si è trovato ad affrontare la prima vera polemica politica che ha coinvolto il Pd. Il tutto è nato da una proposta di legge fatta dal dem Luigi Zanda, nel mese di febbraio, per equiparare gli stipendi di senatori e deputati a quelli degli altri parlamenti europei. Una mossa svelata in un articolo de Il Fatto Quotidiano e cavalcata per tutta la giornata dagli esponenti del Movimento 5 Stelle. Nel pomeriggio il nuovo segretario del Pd ha ribadito la stima al suo neo-tesoriere, spiegando – però – che si sia trattato di una proposta personale e non del partito.

La notizia aveva fatto tanto rumore, anche giustamente perché rappresenta l’ennesimo scollamento da parte di una parte del Pd che non ha ancora ben chiari in testa i motivi della clamorosa debacle elettorale del 4 marzo 2018. Ora che i sondaggi danno il partito del neo-segretario Nicola Zingaretti quasi al pari del Movimento 5 Stelle (soprattutto per demerito dei pentastellati che, oltre ad alcune promesse rimangiate, si sono fatti fagocitare dall’alleato di governo Matteo Salvini), si potrebbe evidenziare una nuova frattura che si paga in termini di consensi elettorali.

Zingaretti dà la paternità unica a Zanda

Nicola Zingaretti ha provato a smorzare i toni, spiegando su Twitter come non si sia trattato di una proposta fatta dal Partito Democratico, ma consegnata da un singolo senatore. Insomma, la responsabilità è di un solo padre che ha scritto il testo di questo ddl, in pratica, a insaputa del Pd. E per questo la colpa è stata scaricata sul solo Luigi Zanda, che comunque è il firmatario di questa proposta.

 

 

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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