Il leghista Durigon: «Zingaraccia non è dispregiativo». Telese: «E se le dicessi ciccione di mer*a?» | VIDEO

02/08/2019 di Enzo Boldi

Ormai è tana libera tutti. Nelle ultime 20 ore si sono sentiti tantissimi tentativi di giustificazione nei confronti dei toni usati da Matteo Salvini per replicare alle minacce di una residente in un campo rom di Milano. Quel suo «zingaraccia» ha definitivamente sdoganato l’utilizzo di termini (e insulti) che riportano alla mente una cultura de B-Movie tipicamente italiana. Nella serata di giovedì, nell’affannosa ricerca di un’arrampicata sugli specchi, il picco massimo è stato raggiunto dal leghista Claudio Durigon.

Il sottosegretario del Carroccio al ministero del Lavoro, ospite di In Onda (su La7) ha voluto dire la sua sull’utilizzo del termine «zingaraccia» con una spiegazione che ha il sapore quasi comico (se non fosse che a pronunciare quell’insulso insulto sia stato un ministro della Repubblica e vicepresidente del Consiglio) di chi prova a correre su una pista insaponata con in tacchetti da calcio.

Durigon giustifica Salvini per la “Zingaraccia”

«Io penso che, comunque sia, non è una parola dispregiativa come si vuole intendere», ha detto Claudio Durigon rispondendo alla domanda di Luca Telese. E lo stesso giornalista, stoppando il leghista dopo questa affermazione, replica: «Beh Durigon, se io le dicessi ‘ciccione di merda’…». L’intervento del conduttore porta il sottosegretario al Lavoro a correggere il tiro, peggiorando però le cose e tirando in ballo argomenti privi di senso e fondamento. Solo per difendere il proprio leader.

L’intercalare che giustifica i mezzi

«Qui Salvini non ce l’ha con la zingara zingaraccia – ha proseguito Durigon -. È un modo di intercalare, ognuno ha il suo». Insomma, tana libera tutti. Le parole del leghista, che ha tentato (goffamente) di soccorrere Matteo Salvini su una pista molto scivolosa, ha quindi dato il via libera all’insulto giustificato. Da oggi in poi, quindi, si potrà andar in giro, rivolgersi con parole volgari e violente contro chiunque e poi celarsi dietro all’intercalare.

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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