ZeroWaste: Imparare a produrre meno rifiuti scrollando tra i social
15/03/2019 di Gaia Mellone
È possibile infilare la spazzatura prodotta in un anno dentro ad un barattolo, di quelli della marmellata fatta in casa? sì, lo è. Nel 2016 fece scalpore Kathryn Kellogg, la blogger che riuscì nell’impresa tanto ardua. Da allora però, il trend del ZeroWaste ha spopolato su tutti i social, e l’obbiettivo del barattolo diventa più raggiungibile.
I social insegnano a produrre meno spazzatura: il trend ZeroWaste
Ogni tanto dai social si può trarre ispirazione. Cercando ZeroWaste su Instagram, Youtube, Pinterest o semplicemente su Google, si apre un mondo di consigli. Molti davvero banali e inflazionati, altri forse un po’ troppo estremi – come chi suggerisce di non usare più la carta igienica – ma tanti consigli in realtà sono facilmente implementabili nella vita quotidiana. Pioniera fu la blogger americana Kathryn Kellogg che infilò in un barattolo di vetro la spazzatura di un anno. Venne battuta però da Lauren Singer, che sempre nello stesso barattolo riusciva a contenere la spazzatura prodotta in 4 anni. Se vi sembra impossibile, date un’occhiata al suo blog o ai suoi video: la giovane ha fondato Trash Is For Tosser, dove regala consigli per tutte le occasioni. Come ad esempio le ricette per creare in casa i detersivi, che al supermercato ci vengono venduti in enormi contenitori di plastica. Mixando in diverse quantità sostanze che abbiamo tutti i giorni in casa come limone, bicarbonato, aceto e acqua, si può avere una casa pulita, risparmiando soldi, inquinamento e anche evitarci di respirare sostanze tossiche. Singer inoltre affronta anche i problemi uno per uno sottoposti dai suoi iscritti: come ad esempio come recuperare il più possibile dall’utilizzo delle lenti a contatto, come creare in casa il proprio compostaggio, o creare in casa il proprio deodorante.
Zero Waste su Instagram: il pulito non è solo un’estetica
Anche Instagram non è rimasto impassibile al trend. Complice il fatto che meno spazzatura significa meno oggetti, e quindi un’estetica molto pulita e minimale. E se a spingere a produrre meno rifiuti è la volontà di avere un feed invidiabile, ben venga: l’importante è cominciare. Una influencer da seguire a questo proposito è Erica, conosciuta sulla piattaforma come @librettoreviews. Il suo profilo nasce per le recensioni di libri, sia in italiano che in lingua inglese, ma da qualche tempo ha deciso di condividere con i suoi follower delle dritte per vivere una vita più ecosostenibile, anche mentre organizza il suo matrimonio. I suoi Do It Yourself, ovvero i fai da te, sono belli da vedere e facili da emulare. Ma se ne possono trovare davvero per tutti i gusti: Megean Weldon, ovvero ZeroWasteNerd propone della sfide giorno per giorno, Anne-Marie Bonneau ZeroWasteChef pubblico ricette ad impatto zero, mentre Celia litterless dà consigli per riutilizzare gli oggetti che abbiano in casa nei modi più disparati. Con una rapida ricerca, è facile trovare il profilo che meglio si adatta alle esigenze e al gusto personale.
Cominciare con il Zero Waste: 10 consigli facili facili
Scrolla di qua, scrolla di la, abbiamo capito che lo Zero Waste è un ottimo modo per vivere meglio, salvare l’ambiente e perché no, aumentare i propri follower. Non resta che mettersi all’opera. Qui i 10 consigli che secondo noi possono essere un facile punto di partenza.
1 – Non utilizzare le borse di plastica del supermercato. Semplice, banale, inflazionato ma funziona. Le tote bag in tela ormai si trovano dappertutto: ci fanno risparmiare quei centesimi in più alla cassa, sono carine e possono anche essere un ottimo regalo. Senza contare che non rischiano di aprirsi in mezzo al marciapiede per il troppo speso. Accorgimento in più, ma solo per i meno avari: quando si comprano le verdure, si può evitare il sacchetto di plastica. Attaccare l’etichetta sulla buccia del limone o dell’avocado non ne altera il sapore, oppure si può utilizzare un sacchetto a rete proprio. Certo, perderete quegli o,o2 centesimi ormai inclusi nel prezzo, ma avreste qualcosa in meno da buttare.
2- Sostituire la pellicola con le BeeWraps. Sono dei fogli realizzati con cotone organico, cera d’api raccolta in maniera sostenibile, olio di jojoba organico e resina d’albero. Si ammorbidiscono grazie al calore delle mani, adattandosi quindi ad avvolgere tutti i tipi di cibo. Una volta utilizzati, si lavano con alcune accortezze e si lasciano ad asciugare, e poi saranno pronte per essere riutilizzate. Si trovano facilmente anche su Amazon, di tutti i colori e dimensioni.
3 – Comprare dischetti di ovatta lavabili. Forse questo è più rivolto alle donne, ma i dischetti di ovatta sono uno spreco davvero spropositato. Pensate a quanti dischetti usiamo ogni giorno: per applicare il tonico mattina e sera, per togliere lo smalto, per disinfettare una ferita e via dicendo. In tutti gli e-commerce esistono dei dischetti realizzati in cotone, che dopo l’uso possono essere lavati e riutilizzati centinaia di volte. Basta raccoglierli nelle loro bustine e buttarli in lavatrice, e il gioco è fatto.
4 – Comprare spazzolini in bamboo. Sono molto più carini, più instagrammabili e vengono consegnati sulla porta di casa. Il guadagno è molteplice: non inquinano, essendo fatti con materiale riciclabile, sono perfetti per postare una routine mattutina sul proprio social, e ci spingono a cambiarli nei tempi giusti. Quanti di noi possono dire di cambiare regolarmente lo spazzolino ogni 3 mesi? meglio quindi iscriversi alle box che, pagando una quota fissa ogni tot mesi, ci farà arrivare a casa gli spazzolini nuovi. Senza inquinare da nessuna parte.
5 – Consumare l’acqua in maniera intelligente. Classicissimo consiglio: comprate una borraccia, magari non in plastica, da riempire, invece di comprare una bottiglietta ogni volta che andate al bar. E già che ci siamo, investire in caraffe con i filtri da tenere a casa per depurare l’acqua del rubinetto, oppure comprare il filtro da attaccare direttamente al lavandino. Costa un po’, ma risparmierete molti soldi, e fatica, in casse d’acqua prese al supermercato.
6 – Preferire i supermercati con i dispenser. Che si tratti di saponi, frutta secca, creme o condimenti, sono sempre di piu i supermercati che mettono a disposizione corner per fare rifornimento senza ricomprare l’intero prodotto. Basta recarsi con il proprio contenitore o sacchetto, ed è molto più divertente.
7 – Seguire le regole delle 5 R di Bea Johnson, una delle guru del movimento zero Waste. La prima è “Rifiutare”, ad esempio gli imballaggi eccessivi o usa e getta. Poi, “Ridurre”: spesso abbiamo il frigo e la dispensa, se non l’armadio, pieno di cose che non ci servono davvero e che restano lì a deteriorarsi. Quindi “Riusare”. E ciò che avanza, finisce nel “Riciclare”. Infine ci sarebbe il Compostare, che in inglese è Rot. Anche se in italiano inizia con la c, vale lo stesso.
8 – Riusare i fondi del caffè . Fateci caso: la maggior parte dei prodotti di esfoliazione bio ha come ingrediente principale il caffè, che ha anche proprietà antiossidanti e benefiche per la pelle. La prossima volta che fate la moka, teneteli da parte per creare uno scrub in casa, oppure utilizzateli per concimare le piante.
9- Osservare la spazzatura. Non è una strana forma di meditazione, ma spesso teniamo i cestini nascosti. Salvo che per l’umido, avere di fronte a noi la velocità con cui si riempie permette di avere un approccio più consapevole: rendiamoci conto di ciò che buttiamo. Non a caso, chi cerca di raggiungere l’obbiettivo della spazzatura nel barattolo, ogni mese dedica del tempo ad analizzare cosa ha nel cestino.
10- Pensare. È l’ultimo consiglio, forse il più difficile. Per produrre meno spazzatura bisogna innanzitutto cambiare atteggiamento, diventare piu consapevoli dei nostri acquisti e abitudini. E perché il cambiamento sia duraturo, deve essere ben ragionato. Non succede dalla sera alla mattina, e sicuramente qualche sgarro capita. Meglio allora seguire qualche profilo sui social per darci la motivazione quotidiana, e spendere piu tempo al supermercato cercando di fare acquisti consapevoli.
(Credits immagine di copertina: Pixabay License)