Zangrillo, dopo quattro mesi di pandemia, dice che le 21 vittime in Lombardia di ieri erano «con coronavirus»

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Le parole del medico del San Raffaele

Alberto Zangrillo, nell’ultimo periodo, è stato uno dei più convinti assertori di un ridimensionamento del problema coronavirus. Dopo essere stato ospite di Mezz’ora in più e aver detto che il virus in Italia era clinicamente morto, è stato anche tra i firmatari di una lettera che informava l’opinione pubblica in merito allo stato attuale dei ricoveri per coronavirus in Italia, esprimendo anche qualche riserva sugli esiti scientifici relativi al contagio degli asintomatici.



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Zangrillo e i morti con coronavirus in Lombardia

Il primario del San Raffaele, nelle ultime ore, ha voluto analizzare anche il dato relativo al contagio diffuso dal ministero della Salute nella giornata di ieri, 2 luglio. In base a quel monitoraggio, dei 30 morti complessivi registrati in Italia nelle ultime 24 ore, in Lombardia le vittime erano state 21. Zangrillo ha analizzato così la questione, attraverso i suoi canali social.



«In Lombardia altri 21 morti, titola Repubblica online – ha scritto su Twitter -. È bene che tutti sappiano che sono persone risultate positive al Covid ma venute a mancare per colpa di gravi patologie pre esistenti o intercorrenti. Fonte: Regione Lombardia».

Si tratterebbe, insomma, di un vero e proprio remake di una vecchia differenziazione che veniva fatta nei primi bollettini che la protezione civile diramava, all’inizio della diffusione del contagio in Italia. Ovvero, quella dei morti di e dei morti con coronavirus. Nel corso delle settimane successive, gli esperti che hanno analizzato l’espressione hanno sempre messo in evidenza come non ci sia necessità di fare questa differenziazione, dal momento che il palesarsi del coronavirus è stato di fatto decisivo per il decorso clinico del paziente, anche con patologie preesistenti. Inoltre, chi ha analizzato i dati statistici ha sempre affermato che in Italia il numero di pazienti con più patologie – soprattutto nella fascia d’età over 70, quella più colpita dal coronavirus – sono rilevanti dal punto di vista numerico.