Ma Zangrillo può spiegare cosa c’entra il “terrorismo giornalistico” con le code in farmacia?

Il tweet del primario del San Raffaele pubblicato nel giorno di Santo Stefano, documentando una fila di fronte a una farmacia

27/12/2021 di Redazione

Il grido “giornalista terrorista” si è sentito più volte, negli ultimi mesi, nel bel mezzo delle piazze autunnali dei no vax e dei no Green pass che protestavano con la gestione dell’emergenza sanitaria. Fa quasi strano che, nel giorno di Santo Stefano, a parlare di “terrorismo giornalistico” sia una istituzione nel campo della medicina come il professore Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele che nel corso del 2020 e per parte del 2021 è stata una delle voci più mediaticamente esposta per commentare e documentare lo sviluppo della pandemia.

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Zangrillo e le code in farmacia che alimentano il “terrorismo giornalistico”

Non si capisce in che modo una coda in farmacia, che mostra come l’emergenza coronavirus e la gestione dei tamponi stiano progressivamente entrando in una sorta di spirale critica, possa alimentare il terrorismo giornalistico. Anche perché ciò che hanno fatto e stanno facendo i giornalisti in questa fase storica non è altro che documentare l’incremento dei contagi, l’evoluzione della quarta ondata, la differenziazione tra la pandemia senza vaccinazioni e quella con le vaccinazioni, la distanza che c’era tra l’Italia in lockdown e quella che vi ha rinunciato per poter far proseguire tutte le attività economiche. I giornalisti documentano anche la difficoltà delle farmacie (e, quindi, le code), del sistema sanitario che si deve preparare a una nuova saturazione dei reparti e delle famiglie che hanno avuto un contatto con un positivo e che a breve, in proiezione, potrebbero essere molte di più dei due milioni attualmente chiusi in casa.

Tuttavia, nella comunicazione sui social – ci si limita a questo perché Zangrillo aveva annunciato un periodo di pausa dalla presenza in televisione -, si preferiscono delle formule ammiccanti e anche vagamente populiste. Duecento metri di coda davanti a una farmacia non sono un elemento di una narrazione: sono un fatto che Zangrillo, prima dei giornalisti, ha scelto di fotografare e di raccontare. Non si capisce cosa c’entri il “terrorismo giornalistico”.

Foto IPP/Alfonso Cannavacciuolo – Genova

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