L’accusa del governo Usa a Yale: «Discrimina su base razziale e origine nazionale asiatici e bianchi»
L'ammissione nel prestigioso istituto avverrebbe favorendo gli afroamericani a discapito di bianchi e asiatici
14/08/2020 di Ilaria Roncone
Yale è un’università privata nel Connecticut che fa parte della Ivy League – l’unione delle otto più prestigiose ed elitarie università degli Stati Uniti – ed è stata accusata dal governo di discriminare gli studenti su base razziale e di origine nazionale preferendo gli afroamericani ai bianchi e agli asiatici. Il ministero della Giustizia dell’amministrazione Trump parla di un «fattore razza usato a favore degli afroamericani» e della violazione del Civil Rights Act del 1964.
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Bianchi e asiatici disciminati a Yale
Si tratterebbe, dunque, di una discriminazione al contrario. Il prestigioso istituto avrebbe dimostrato – a parità di valore dei candidati – di preferire spesso e volentieri gli afroamericani. Questo il risultato dell’indagine fatta dal Dipartimento di Giustizia in seguito alla denuncia di un gruppo di americani e di asiatici di cui ora sono stati diffusi i risultati: «Yale discrimina sulla base della razza e dell’origine nazionale nel suo processo di ammissione per gli studenti universitari e che la razza è il fattore determinante in centinaia di decisioni di ammissione ogni anno», afferma una nota secondo la quale la maggioranza degli studenti asiatici e bianchi «ha solo tra un decimo e un quarto delle probabilità di essere ammessi» se confrontati con «candidati afroamericani con credenziali accademiche simili».
«Trattare tutti con rispetto senza considerate illegalmente il colore della pelle»
Le indagini del Dipartimento di Giustizia avrebbero evidenziato che Yale ha violato il Titolo VI del Civil Rights Act del 1964, requisito per ricevere milioni di dollari di fondi da parte dei contribuenti. L’invito di Eric Dreiband, assistente procuratore generale della Divisione per i diritti civili, è quello – per le istituzioni americane – a riconoscere che › tutte le persone dovrebbero essere trattate con decenza e rispetto e senza considerare illegalmente il colore della loro pelle». Ha aggiunto anche che «non esiste una forma piacevole di discriminazione razziale» e che continuare a ragionare per divisioni etniche «incoraggia stereotipi, amarezza e divisione» da parte di tutti.
Per Yale «accusa frettolosa e priva di merito»
La prestigiosa università ha già risposto all’accusa sottolineando, come riporta il Washington Post, che non cambierà le proprie pratiche di ammissione «sulla base di un’accusa frettolosa e priva di merito». Accusa respinta al mittente, quindi, sottolineando anche: «Siamo sorpresi che il DOJ (Dipartimento di Giustizia) abbia preso la sua decisione prima di consentire a Yale di fornire tutte le informazioni che il Dipartimento ha richiesto finora».