La superficialità con cui i giornali hanno trattato la notizia della morte di Waffler69

Categorie: Mass Media
Tag:

Il TikToker è deceduto a 33 anni per un presunto arresto cardiaco. Ma alcuni organi di stampa, senza aver contezza sulla veridicità di questa ricostruzione, hanno attribuito la morte al suo stile di vita alimentare (mostrato sui social)

Era un creator molto famoso su TikTok, con oltre 1.8 milioni di follower. Aveva un discreto seguito su Instagram (con 133mila follower) e Youtube (con 17mila utenti iscritti al suo canale). Era diventato un personaggio “storico” della rete dei social grazie a quei video in cui preparava e mangiava i più disparati cibi, anche di dubbia provenienza e di scadenza acclarata. Lo definivano una star del “food porn“, un concetto che – però – ha un origine e un significato molto differente. Poi quell’attacco cardiaco dello scorso 11 gennaio fatale per Taylor LeJeune, meglio conosciuto sulla piattaforma social dei video brevi come Waffler69. I media hanno, ovviamente, riportato la notizia di questo decesso annunciato – solo qualche giorno fa – dal fratello del 33enne. La come è stata la narrazione fatta dai giornali su Waffler69 morto? Come spesso accade in queste occasioni, siamo costretti a utilizzare un avverbio sempre più in linea con il modo di fare “cronaca” odierno: superficialmente.



LEGGI ANCHE > Cosa (non) ci ha insegnato la morte del creator Wafffler69, che nei video mangiava qualsiasi cosa

I suoi filmati, come detto, hanno rappresentato (e lo fanno ancora oggi dopo la sua morte improvvisa) una piccola porzione della storia di TikTok a livello globale. Era conosciuto in tutto il mondo e aveva attirato il pubblico del social amato dalla Gen Z con quei filmati che non sono propriamente in linea (per utilizzare un eufemismo) con un corretto stile di vita alimentare. Perché quel suo piccolo tesoretto di follower è cresciuto con il passare del tempo e quei brevi video in cui ingurgitava qualsiasi tipo di alimento (anche scaduto da moltissimi anni) sono diventati sempre più il marchio di fabbrica di un personaggio social.



Waffler69 morto, come i media hanno trattato la notizia

Fino alla notizia di Waffler69 morto. L’interruzione delle condivisione di filmati sui social si è fermata proprio l’11 gennaio, quando Taylor LeJeune ha pubblicato quello che non sapeva di essere il suo ultimo video.

@wafffler69 Replying to @lizmars69 I have dipped the Loop into the waters of lake minnetonka #big #fruit #loop #cereal #mschf #food #foodtok @wafffler69 ♬ original sound – wafffler69



Poi più nulla. Le sue pagine sulle varie piattaforme hanno smesso di pubblicare. Da lì un vociare continuo attorno alle sue condizioni di salute. Infine la doccia gelata per i suoi fan arrivata sempre via social, con l’annuncio del decesso fatto dal fratello del 33enne (conosciuto su TikTok con il nome di Claydorm).

@claydorm Rest in piece Bubba I love you @wafffler69 ♬ original sound – Claydorm

In quel filmato, il fratello del 33enne ha raccontato cosa è successo nella giornata dell’11 gennaio: dalla chiamata alla madre mentre LeJeune palesava i primi sintomi di un malessere, alla corsa in ospedale dove poi – intorno alle ore 22 – si è spento. Parla di un arresto cardiaco. Ovviamente non è possibile, almeno per il momento, ricondurre il decesso allo “stile di vita” social di Waffler69 (e a quei pasti con ingredienti senza dubbio poco inclini all’essere edibili, perché se su una confezione c’è una data di scadenza c’è sempre una ragione). Soprattutto alla luce delle dichiarazioni del fratello del TikToker: in famiglia, infatti, c’erano stati altri episodi di infarto cardiaco. Dunque, è presto per confermare quel facile e superficiale sillogismo tra le sue “mangiate” social e quell’arresto cardiaco (anche se, sinteticamente, può essere molto facile attribuire questo rapporto di causa-effetto).

I titoli di giornale

Ma come i giornali italiani hanno deciso di trattare la notizia di Waffler69 morto? Alcuni in modo corretto, limitandosi a riportare la notizia del decesso e a raccontare – perché è inevitabile, essendo un personaggio noto sui social ma non famosissimo nel resto dell’emisfero mediatico – perché LeJeune fosse così famoso. Altri, invece, hanno immediatamente attribuito questa morte alle sfide alimentari a cui il 33enne si prestava sui social. Ecco alcuni esempi.

Una serie di esempi, partendo dal Quotidiano di Sicilia, passando per Il Messaggero e Il Mattino (che hanno titoli e articoli uguali, facendo parte dello stesso gruppo editoriale), arrivando fino a La Repubblica, L’Unione Sarda e TgCom24. In tutti questi casi, la sintesi che occorre per realizzare un titolo fa pensare immediatamente a un facile (ma, stando alle dichiarazione dei familiari) potenzialmente fallace sillogismo: Waffler69 è morto perché mangiava cibo spazzatura e scaduto. Poi, all’interno dei vari articoli, tutto ciò viene smussato riportando (anche se a volte in modo parziale) il racconto del fratello su quello che potrebbe essere un problema cardiaco congenito di cui vi erano stati alcuni precedenti in famiglia. Però, il titolo è sempre la copertina più importante e anche in questo caso – come già accaduto in numerosissime occasioni in passato, anche con altri siti di informazione – la facile scelta di quella sintesi rischia di trarre in inganno il lettore.