Vuoi convincere al colloquio di lavoro? Chiedimi come
08/04/2015 di Tommaso Caldarelli
Trovare lavoro. Non è facile, si sa, soprattutto al giorno d’oggi. E anche quando si incontra un’azienda disposta ad assumere, bisogna essere in grado di centrare il bersaglio. Di superare la trafila dei colloqui. Di essere in grado di dimostrare all’azienda che il candidato giusto siamo proprio noi, che saremo in grado di non deludere l’azienda e di essere una parte importante del progetto che essa vuole costruire. Davanti a noi, ad ascoltarci e valutarci, i responsabili degli uffici del personale.
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L’INTERVISTA – Lei è la direttrice delle risorse umane di una grande azienda attiva nel mercato delle telecomunicazioni.
Nel suo ufficio ci sono i dati di quasi 400 fra dipendenti e collaboratori. A lei abbiamo chiesto come funziona il suo lavoro, cosa vuole trovare in un candidato e quand’è che scatta la scintilla che porterà all’assunzione.
Qual è la prima cosa che lei guarda in un candidato ad un posto di lavoro?
Guardo come si pone, come saluta, come gestisce l’approccio e l’inizio del colloquio. Ciò che non si vuole vedere, in generale, sono atteggiamenti di maleducazione: salutare senza guardare in faccia, o non salutare affatto, passare subito al tu. Quel che guardo non è tanto un’ideale di comportamento, ma i modi in generale della persona perché proprio quelli danno subito l’idea del tipo che si ha di fronte. Ci sono quelli più spigliati, quelli più timidi, quelli più in soggezione, quello che capisce subito dove si deve sedere; insomma, punto a capire subito qualcosa del carattere.
Quali sono le caratteristiche irrinunciabili che una persona da assumere deve avere?
Buona educazione, nessuna boria, motivazione: e per motivazione intendo, prima di tutto, che ci si dovrebbe ricordare perché si è lì, proprio in quel colloquio. Che ci si è informati sul tipo di lavoro per cui ci si candida, riguardo l’azienda e il contesto in cui ci si trova. Ad esempio la mia azienda si occupa di rete, di Internet, e questo è un contesto in cui serve un minimo di passione appunto per il web; è qualcosa che si dovrebbe voler fare, con il cuore. Quel che piace incontrare è una persona che quantomeno nel momento del colloquio dà l’idea di essere interessata. Ho bisogno di sentire che c’è qualcuno a cui piacerebbe lavorare nella mia azienda e che è disposto anche convincere l’azienda ad assumerlo. Bisogna dirlo, che si vuole lavorare proprio qui da noi, bisogna saper rispondere a domande tipo: “Quale contributo pensa di portare all’azienda? Cosa crede di trovare da noi? Quale valore aggiunto è in grado di fornire?” Insomma, perché si pensa che noi potremmo essere l’azienda giusta. Bisogna, se necessario, essere anche in grado di fare un passo verso chi ti potrebbe assumere: ci sono persone che si prodigano nel fugare un eventuale dubbio dicendo cose del tipo “mi trasferisco anche a Milano, non c’è problema”, e altri che dicono “no, il mi progetto è quello di andare a vivere a Salerno”. Ecco, magari cose del genere è meglio evitarle. Probabilmente questo non è il posto giusto per te, insomma.
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Cosa è che le fa dire: ecco, è lui, o lei, è quello giusto, assumiamolo? cosa la colpisce in una candidata o in un candidato?
Penso che il candidato che ho di fronte sia la persona giusta quando “matchano” da un punto di vista anche strettamente motivazionale, ovvero anche prima di un secondo colloquio tecnico, le nostre esigenze con le sue competenze e caratteristiche personali; è fondamentale che la persona sia adatta al nostro contesto lavorativo e viceversa. In questo senso non esistono “risposte giuste” alle mie domande ma contano soprattutto quelli che sono i propri punti di forza, le proprie motivazioni. Quindi è vero, sì, in parte è necessario che il candidato si conosca, sappia chi è e chi vuole essere nella vita, almeno un pochino. Per dare possibilità al selezionatore di conoscerlo veramente e di valutare i suoi punti di forza.