La corsa alle VPN per usare ChatGPT: ma vale la pena rischiare la sicurezza per utilizzare l’intelligenza artificiale?

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Per usufruire gratuitamente del servizio di ChatGPT c'è stata la corsa all'utilizzo delle VPN. Spesso accontentandosi dei primi risultati su Google e di quei servizi gratuiti che, però, non assicurano coperture su vari rischi

Il blocco di ChatGPT – arrivato dopo la richiesta di chiarimenti a Open AI da parte del Garante della Privacy italiano – è stato una scelta dell’azienda che ha preferito tamponare eventuali sanzioni (si parlava di 20 milioni di euro o del 4% del suo fatturato globale) piuttosto che risolvere a monte il problema di dati personali, dell’informativa rispetto al data breach subito da Open AI l’11 marzo, di age verification. Lo ribadiamo ancora una volta: non è stato un provvedimento del Garante, ma la strategia utilizzata dall’azienda per rispondere a una osservazione del Garante stesso. Nonostante questo, un movimento molto ampio di utenti – nelle ultime ore – ha ben pensato di attaccare la decisione dell’autorità italiana (adducendo anche delle argomentazioni piuttosto fantasiose in merito al GDPR e al trattamento dei dati personali in Europa) e di utilizzare immediatamente una VPN per continuare a usare ChatGPT (che – per inciso – a fine 2022 solo in pochi, in Italia, conoscevano e che adesso, all’improvviso, sembra essere diventato uno strumento imprescindibile, di cui non si possa più fare a meno).



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VPN per ChatGPT, i rischi connessi a questa scelta

Ricordiamo – per chi si fosse perso le precedenti puntate – cosa sia una VPN. Si tratta di reti private virtuali che, in quanto tali, fungono da schermo, tra le altre cose, per la geolocalizzazione dell’utente che se ne sta servendo. Per inciso: se un servizio internet viene vietato in un determinato Paese (il caso di scuola che viene maggiormente citato è quello che riguarda i social network che sono stati bloccati in stati autoritari dove erano in corso proteste), attraverso una VPN (pur connettendosi fisicamente da quel Paese) l’utente può continuare a usufruire del servizio. L’indirizzo IP della connessione, banalmente, sarà diverso rispetto a quello solitamente impiegato per la connessione a internet. Dunque, utilizzando una VPN, tra le altre cose, in Italia continua a essere possibile servirsi di una piattaforma come ChatGPT. Una delle risposte che, nella giornata di venerdì, ChatGPT aveva dato a chi avesse chiesto notizie sul provvedimento del Garante della Privacy citava proprio l’utilizzo di una VPN come eventuale risoluzione del problema. 



L’utilizzo di una VPN, lo ricordiamo, in Italia è legale. Ma se si utilizza una VPN per commettere degli atti illeciti (come ad esempio fornire un servizio di streaming pirata), allora potrebbe rappresentare un problema. Al momento, ChatGPT non è stato considerato uno strumento fuori dalla legalità (il Garante aveva semplicemente richiesto un adeguamento sul trattamento dei dati personali degli utenti). Tuttavia, è opportuno porsi una domanda: ha senso mettere a rischio la propria sicurezza informatica usando, magari, un servizio di VPN non garantito, semplicemente per non fare a meno dell’intelligenza artificiale di ChatGPT?

Vale la pena correre rischi di sicurezza per utilizzare ChatGPT?

I servizi di VPN che offrono maggiori garanzie, infatti, prevedono il pagamento di un abbonamento. Del resto, tra i primi risultati dei motori di ricerca compaiono anche servizi di VPN gratuiti, che non vengono offerti dietro il pagamento di una certa cifra mensile. La tentazione di diversi utenti che volevano usare ChatGPT senza rinunciare a nulla (e quindi impiegando lo stesso effort economico che ci mettevano prima del provvedimento del Garante della Privacy) è quello di servirsi di una rete VPN gratuita.



Alcune VPN gratuite, infatti, contengono malware o monitorano l’attività online dell’utente che se ne serve (quest’ultimo comportamento serve soprattutto per offrire campagne promozionali mirate, ripagando i gestori della VPN dell’investimento fatto attraverso questo modello di business). Per questo, molto spesso, il fatto di utilizzare una VPN gratuita coincide anche con un aumento significativo degli annunci pubblicitari, al limite dello spam. Ovviamente, visto che bisogna sempre diffidare di chi offre servizi gratuiti, vale appena la pena ricordare che spesso l’utilizzo di queste reti senza abbonamento vale solo per un quantitativo limitato di dati o rallenta la connessione. Si tratta di aspetti negativi che non possono non incidere sull’igiene digitale degli utenti.

ChatGPT – per quanto sia indicata come la tecnologia del futuro (il servizio di Open AI, ma anche gli altri strumenti di intelligenza artificiale generativa) – non è ancora uno strumento che non è possibile sostituire. La corsa a utilizzarla a tutti i costi, dunque, appare ingiustificata. E se è vero che anche una rete di esperti e accademici ha chiesto una moratoria di sei mesi per permettere alle istituzioni di tutti i Paesi di dotarsi di un apparato normativo tale da poter eliminare le deviazioni e gli eccessi dell’intelligenza artificiale, capiamo ancor di più come in questa fase sia necessario praticare la prudenza.