Voleva guarire il tumore al seno con la naturopatia, è morta a 46 anni
13/03/2018 di Stefania Carboni
Radioestesia, fiori di Bach, metodo Hamer. Queste alcune delle soluzioni optate da una donna di 46 anni, siciliana, affetta di cancro al seno e morta appena un anno fa. A far emergere il suo racconto al Gazzettino è l’oncologo del Cro di Aviano (Pordenone) Massimiliano Beretta, a cui la donna si rivolse. Gli scrisse una mail chiedendo aiuto. Purtroppo quando oramai non si poteva più far nulla.
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LA LETTERA DELLA DONNA MALATA ALL’ONCOLOGO BERETTA
La donna – spiega Beretta – si rivolse ad un naturopata. Lo seguì per diverso tempo ma poi, quando capì che le cure fornite non sortivano alcun effetto, decise di rivolgersi a Beretta. Lo fece con una email, indirizzata al medico dell’Istituto Tumori friulano. Era l’autunno 2016.
“Premetto che sono arrivata al Pronto soccorso in condizioni molto critiche perché avevo seguito i consigli di un naturopata che conoscevo da anni, ma che si è rivelato poi un lupo travestito da agnello, definizione sin troppo generosa per questo personaggio che praticava radioestesia, fiori di Bach, metodo Hamer e poi mi ha ridotta in fin di vita, dolorante, con problemi respiratori, debilitata e sottopeso di 10 chili. Sono precipitata da 42 a meno di 30 in qualche settimana. “Miracolata” dalle opportune cure mediche, mi sono ritrovata a proseguire una strada che per fortuna sembrava abbastanza in discesa (adesso mi muovo un po’ dentro casa con il deambulatore e non
uso più antidolorifici da luglio). Le anticipo intanto che si tratta di un carcinoma mammario con interessamento
peritoneale e scheletrico. Le uniche informazioni che mi sento di aggiungere riguardano il mio approccio alla malattia: positivo e relativamente tranquillo, agopuntura, alimentazione controllata e naturale, assunzione di fermenti lattici e vitamina C, oltre a un drink per supplire alle carenze alimentari e aiutare il recupero del peso
Nonostante l’intervento dei medici siciliani prima e di quelli del Cro poi, la donna è morta alcuni mesi dopo. Perché una
volta ripristinate le cure tradizionali, il suo fisico era troppo debole e compromesso dal digiuno e da trattamenti assurdi non ha retto. «Mentre lei credeva di sottoporsi a una terapia efficace, la malattia avanzava in modo ancor più aggressivo – ha spiegato Beretta – perché non incontrava l’ostacolo della chemioterapia, e soprattutto si diffondeva in un organismo ormai privo di difese. Le parole di quella donna mi risuonano ancora nella testa e di questo caso parlo spesso durante i convegni, perché e non si discute mai abbastanza dei trattamenti non convenzionali che non sono per forza di cose dannosi, ma devono essere valutati sempre da un medico. A oggi sono ben 10 i procedimenti disciplinari aperti contro la posizione anti-scienza dei medici. Dopo il cardiologo di Treviso, Roberto Gava, radiato per le sue teorie contrarie alle vaccinazioni (primo caso in Italia), un altro procedimento
disciplinare è stato aperto dall’Ordine di Verona a carico del medico Claudio Sauro. Questa volta, il rilievo riguarda il comportamento del professionista che, esperto di fitoterapia, ha proposto ai pazienti attraverso Facebook o altri siti un protocollo
chiamato “Chemioterapia naturale”, volto a “prevenire e trattare le malattie tumorali in maniera naturale evitando la chemioterapia”. Radiare è giusto, ma non basta».
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SAPETE CHE L’ALOE BLOCCA ALCUNE TERAPIE ONCOLOGICHE?
Le cure devono essere valutate da un medico, il quale deve accertarsi che non interferiscano. «Per fare un esempio – aggiunge Beretta – l’aloe può compromettere l’attività terapeutica di ciascuna sostanza, con il risultato di una riduzione o talvolta di un potenziamento del suo effetto che nei casi più gravi può giungere sino all’intossicazione. Il problema sta assumendo dimensioni notevoli: le stime ufficiali parlano di un paziente oncologico su due che nell’arco del proprio percorso terapeutico fa ricorso a terapie non convenzionali. I dati che più ci allarmano sono quelli relativi all’autodiagnosi da motore di ricerca: una recente indagine di Medipragma ha accertato che l’81% degli italiani si rivolge al ‘dottor Google’ per trovare informazioni online su sintomi, diagnosi, malattie e cure. E solo il 9% si confronta con il proprio medico. In mezzo ci sono queste montagne di informazioni postate spesso da ciarlatani e comunque lontane dalla scienza, in cui i pazienti si imbattono. La disperazione fa il resto – ha concluso – e così finiscono tra le braccia di certi guru».
(in copertina foto Ansa)