Viterbo, quando la madre di Chiricozzi denunciava la “banalità del male” di Casapound

La banalità del male: un concetto teorizzato da Hannah Arendt divenuto una frase colloquiale, inflazionata forse, ma che affolla le conversazioni di tutti negli ultimi giorni. Immigrati pestati da giovani a Lonigo, la storia della baby gang che torturava un povero signore a Manduria, lo stupro di Viterbo. Viene da chiedersi che cosa stia succedendo ai giovani, spesso giovanissimi,  di oggi, che sembrano aver perso la capacità di distinguere il bene dal male, e ricorrono alla violenza sempre con più facilità e leggerezza. A chiederselo era anche la madre di Francesco Chiricozzi, il militante di Casapound autore proprio del presunto stupro di Viterbo. Se lo chiedeva due anni fa, quando il figlio venne coinvolto nel pestaggio di un giovane che si era “macchiato” della colpa di aver criticato Casapound sui social.

Viterbo, la denuncia della madre di Chiricozzi

Successe due anni fa, nel febbraio 2017. Un ragazzo di Vignanello venne picchiato a sangue per aver deriso Casapound sui social network. Una spedizione punitiva contro di lui, fuori da una pizzeria. I militanti di Vallerano lo hanno colpito a pugni, cinghiate e calci: tra loro c’era anche Francesco Chiricozzi, che venne messo a processo presso il Tribunale dei minori.

Oggi il ragazzo è in carcere con l’accusa di aver stuprato, insieme ad un altro militante di Casapound, una donna di 36 anni. In due anni, la propensione alla violenza sembra non averlo abbandonato, e nel frattempo era anche entrato in Consiglio Comunale, perché votato. Eppure, nel 2017 fu proprio sua madre a lanciare un appello contro la “banalità del male” che serpeggiava tra le fila di Casapound.

«Non fate avvicinare i vostri figli a Casapound, dobbiamo isolarli»

«Il fatto  di avere un figlio sottrattomi in maniera subdola da quattro farneticanti di Casapound – disse allora la madre di Chiricozzi – sia locale che provinciale, ritrovo di falliti e violenti che si cibano di luoghi comuni e scemenze varie, non esclude di farmi schierare dalla parte di Paolo  e di sua madre che conosco personalmente e con cui mi scuso per ciò che ha dovuto subire». Paolo era proprio quel giovane picchiato fuori dalla pizzeria, che ne usci con il naso rotto e trenta giorni di prognosi. « ‘La banalità del male’ colpisce sempre e vedere come trasforma i propri figli, toglie il respiro – continuava la madre di Chiricozzi – So per certo che questi quattro deficienti hanno bisogno di visibilità per esistere e per sentirsi appagati. Togliamogliela e isoliamoli il più possibile. Devono stare da soli e cibarsi le loro Acca Larentia, le ‘loro’ foibe, le spade di Thor, le loro cinghiamattanze, i loro falsi miti romani». Un appello rivolto anche alle madri che, come lei, erano preoccupate di vedere i figli andare alla deriva: «Dico alle mamme di controllare i loro figli. So per certo che ci sono nuove prede attratte dal miele di questi quattro soggetti deliranti. Non li fate avvicinare a loro».

Il fascino della violenza, il sentimento di onnipotenza, sentire che tutto è legittimo, giustificato e dovuto. Un atteggiamento che prescinde dall’ideologia politica, che diventa solo un alibi per dare sfogo agli istinti più bassi. La madre di Chiricozzi oggi si trova a dover affrontare ancora una volta l’orrore degli atti di suo figlio: e a due anni di distanza la sua riflessione è ancora, amaramente, attuale.

(credits immagine di copertina:  ANSA/ANGELO CARCONI)

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