Il vice-sindaco bergamasco in prima linea contro il Covid: “Gallera non mi ha incontrato, amministrazione lombarda spocchiosa”

A sentirlo parlare in questo modo dell’amministrazione Fontana e della gestione del coronavrius in Lombardia, non si direbbe mai che sia di centro-destra. Abbiamo raggiunto telefonicamente Walter Semperboni, vicesindaco di Valbondione, un comune della val Seriana – tra le zone in assoluto più colpite dall’emergenza coronavirus nel bergamasco – per farci raccontare di quanto è accaduto ieri, fuori dalla procura di Bergamo. Gallera nel pomeriggio è stato sentito come teste dai pm e il vicesindaco lo ha atteso all’uscita per potergli parlare. L’assessore alla sanità e il welfare non ha voluto parlare con Semperboni, che ha perso suo padre a causa del coronavirus e ha rischiato anche di perdere la madre.

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Gallera «ha sbagliato e si nasconde come un topo»

Cosa ha provato ieri, davanti alla procura di Bergamo, quando Gallera si è rifiutato di parlare con lei?

«Ieri è stata una giornata che dire pessima è un eufemismo perché vedere politici che, quando hanno bisogno di voti, cercano i giornalisti e cercano il contatto umano e quando invece sbagliano, pur dicendo di non averlo fatto, si nascondono come topi è veramente una cosa che non dà una bella rappresentazione della politica.»

Cosa avrebbe voluto dire ieri a Gallera?

«Da amministratore di centro-destra e vicesindaco del comune di Valbondione, tra le zone più colpite perché siamo comunque nella val Seriana, avrei voluto chiedergli perché, dopo mille telefonate, non avesse risposto nemmeno una volta. Ho continuato a chiamarlo e richiamarlo quando il comune di Valbondione era in piena crisi. A Valbondione, un piccolo paese di mille abitanti, abbiamo avuto 17 morti per coronavirus mentre negli stessi due mesi dell’anno passato ne abbiamo avuto 1. Noi a Valbondione avevamo gente che non aveva bombole di ossigeno, non avevamo mascherine, non avevamo nulla. Un amministratore come sono io, come è la mia sindaca, che comunque doveva guardare tutti i vari decreti da Roma e dalla regione perché non andavano d’accordo, siamo rimasti in balia degli eventi. Fortunatamente abbiamo avuto – come ormai noto a tutti in bergamasca  – quel volontariato che ci ha tolto dall’impasse.»

«Ho salvato mia madre facendo il prepotente per avere un medico a casa»

È stato in qualche modo contattato da Gallera dopo ieri o da Fontana per avere conforto in qualche modo?

«Assolutamente no. Ho dovuto arrangiarmi con le mie forze. Avevo anche mia mamma che, nei giorni dopo la perdita di mio papà, stava male. Ho dovuto fare il prepotente e per fortuna ho potuto farlo, anche se me ne dispiaccio, perché qualcuno non ha potuto. Essendo un amministratore ho potuto farlo e mi sono rivolto ad Ats dicendogli che se nella sera che è morto mio papà e che mia mamma era veramente messa male non fosse salito un dottore a visitarla, avrei denunciato tutti. Dopo di questo la sera, a casa mia, avevo il dottore. Nei giorni poi dopo mi sono rammaricato e mi sono detto che io ho salvato mia mamma perché ho avuto la possibilità di salvarla, qualcuno invece non ha potuto salvarla. Una regione Lombardia che dice di avere la sanità migliore e uno stato democratico dove bisogna essere prepotenti per ottenere cose che andrebbero ottenute con il semplice richiamo…è veramente stata dura. Un privato cittadino che avesse fatto quello che ho fatto io non avrebbe ottenuto nulla ed è proprio quello che mi ha dato più fastidio, perché veramente nelle nostre vallate è morta gente che non aveva una bombola di ossigeno, è morta gente che chiedeva aiuto e non abbiamo potuto darlo. Ho ovviamente il mio dispiacere per mio padre, ma da amministratore ce l’ho per quelle persone che sono morte. Noi nei nostri piccoli paesi conosciamo tutti, quindi se muore un padre o muore un amico, viviamo lo stesso lutto.»

Secondo lei, dato il suo ruolo nell’amministrazione di centro-destra, dove è stato l’inghippo nella gestione dell’epidemia della sanità in Lombardia? Perché non si è ammessa la situazione per quel che era?

«La situazione è stata indicibile e sentire Gallera fare dichiarazioni stupide, sentire il presidente della regione che dice che dorme sonni tranquilli, come ho scritto nella mia pagina Facebook: sicuramente lui dorme sonni tranquilli, anche mio papà e le nostre vittime. Peccato che però non si possano risvegliare per l’incapacità loro, non per il virus. Perché 15 mila vittime, 4 mila vittime a Bergamo, non sono solo colpa del virus. Sono colpa dell’incapacità e della spocchiosità che regione Lombardia continua ad avere nonostante le vittime perché io, da amministratore di centro-destra, sentendo voi dico: ho sbagliato, purtroppo. La prendo in un altro modo. Ma sentire Gallera e sentire il presidente Fontana che continuano a dire che non avrebbero cambiato nulla di quello che hanno fatto dà veramente fastidio. Poi vediamo che, comunque, la gente può anche impazzire e devono dare la scorta al presidente. Ritengo che Fontana non sia una persona stupida, ma penso che non abbia avuto la capacità di prendere una decisione dicendo a Gallera: “I morti ci sono, io non so se hai colpa o non hai colpa, però non ritengo di confermarti la nomina”. Facendo così le cose sarebbero risultate un po’ più serene per tutta la gente. E poi continuano a dire sul problema della sanità lombarda: sappiamo comunque che la sanità privata viaggia bene, perché il privato mette a dirigere persone capaci. La sanità pubblica non va bene perché abbiamo direttori generali nominati, questa è la verità. È inutile nascondere le cose. Abbiamo un direttore sanitario che è stato spostato da Varese, il dottor Cosentina, perché è stato condannato in primo grado a due anni e sei mesi e ce lo siamo ritrovati a Bergamo con lo stesso identico incarico. Io mi chiedo: se io, che faccio il manovale, dovessi combinare qualcosa, il giorno dopo nella mia impresa non mi vogliono più.»

Quindi il problema è che la sanità privata funziona per merito e quella pubblica no.

Assolutamente. Io ritengo che tutte le nomine sui direttori generali vadano azzerate e, se fossi stato il presidente Fontana, avrei tolto la nomina a Gallera, avrei tolto la nomina al dottor Cajazzo – che è il direttore del welfare di regione Lombardia – e avrei rinominato altre persone nei vari direttorati generali facendo dei bandi dove avrei selezionato per meritocrazia, non cercando la bandiera di partito. Io purtroppo, pur essendo un amministratore di questa fazione, ritengo – ed è così – che queste nomine siano state fatte dal centro-destra e dalla Lega in particolare non per meritocrazia. Come non hanno fatto nemmeno prima. E poi i risultatati sono questi, purtroppo.

Codogno, Alzano, Nembro: perché non è stata fatta una zona rossa prima?

Abbiamo visto dove sono i problemi. A Codogno e ad Alzano sono stati chiusi i pronto soccorsi perché i responsabili avevano capito che c’era un problema. Poi si è subito riaperto perché c’erano le forze dell’ordine mandate dallo stato e si doveva fare la zona rossa, ma poi dopo tre giorni non si è fatto nulla. Perché? Il perché è chiaro: la Confindustria, sotto pressione dei vari imprenditori che ci sono in val Seriana – e io ho scritto a uno degli imprenditori più grossi, Persico – hanno fatto pressioni affinché non si facesse la zona rossa. Queste qua sono verità che se le conosce un piccolo amministratore che fa il manovale, tutti dovrebbero conoscerle.

«Se ammettessero la loro incapacità non sarei così rabbioso»

«Io sono sereno, lo dico a tutti: mio papà aveva 80 anni, è andato in pensione a 50. La sua vita l’ha fatta. Però io avrei voluto ancora sfogliare le pagine della vita di mio padre. Come altri avrebbero voluto sfogliare quelle dei suoi genitori, magari morti anche più giovani di mio papà. Io ho in mente il funerale di papa Wojtyla, che c’era il Vangelo sopra la bara e una leggera brezza girava le pagine. Purtroppo per l’incapacità di qualcuno – che se lo ammettesse non sarei così rabbioso – e di questa politica io non ho più potuto rileggere le pagine di mio papà. Questo è un dispiacere enorme, ma comunque mi ritengo fortunato. Lui non era un vecchio – tutti sottolineano che muoiono i vecchi -, era sanissimo e stava benissimo. In quindici giorni me l’hanno ucciso e questo non va bene. Io il 1° marzo ero all’ospedale di Piario, perché tutti parlano dell’ospedale di Alzano o di Nembro, e sono stato sedici ore al pronto soccorso. Gli infermieri e di dottori giravano senza mascherina; entrava gente la mattina del 2 marzo con il pronto soccorso strapieno di gente che tossiva e gente che starnutiva. È stata un’ecatombe e mio padre quel lunedì in cui gli ho portato le cose mi ha detto: “Mi stanno lasciando morire”. Non pretendevo che mio padre uscisse vivo dall’ospedale, ma almeno che morisse dignitosamente. Così non è stato per chi era in ospedale, pensi per chi era a casa in cerca di una bombola di ossigeno. Qualcuno deve pagare e io ritengo sia Gallera, non il commissariamento della regione perché è l’unica istituzione votata dai cittadini. Lui e tutto il giro di direttori generali che sono nominati. Se non impareremo in tutti i ruoli pubblici (non nel privato, perché quando il privato spende vuole gente capace) a mettere gente in maniera meritocratica, avremo sempre questi problemi. Quello che racconto l’ho vissuto, non sono stupidaggini e non ho bisogno di visibilità. Son anche membro della comunità montana della Val Seriana e mi sono tolto dal gruppo della Lega perché ho visto troppa incapacità e troppa politica. Quando ci sono si mezzo 19 mila vittime credo che la politica debba essere unita e questa cosa non è successa, come abbiamo visto anche dalla presidenza della commissione istituita in regione, dove hanno fatto vari giochetti che fanno rabbrividire la gente. Io ho vissuto personalmente una storia tragica, da amministratore ho assistito ad altre storie tragiche e questa tragicità è data dal cincischiare di Conte e, non meno, del presidente Fontana.»

(Immagine copertina dal profilo Facebook di Semperboni)

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