Non è uscito nulla dal vertice di governo sulla Tav: a rischio 800 milioni di euro

Un vertice fiume, durato circa cinque ore e terminato intorno alle due di notte. Ma da Palazzo Chigi, al momento, non sembra essere uscita alcuna decisione sulla Tav. C’erano il premier Giuseppe Conte e i due vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio che si sono confrontati in due momenti diversi sull’opera infrastrutturale. Nella prima parte della riunione, durata circa tre ore, c’è stato l’intervento dei tecnici, alcuni dei quali hanno partecipato alla stesura dell’analisi costi-benefici voluta da Danilo Toninelli.

Vertice Tav, ancora fumata nera

Nella seconda parte, invece, è andato in scena il confronto politico, con l’analisi delle varie reazioni a un eventuale stop dell’opera. Stop che Matteo Salvini non vuole, che il Movimento 5 Stelle tutto cerca di ostacolare, ma che non piace nemmeno a Giuseppe Conte, più ottimista sulla realizzazione dell’opera.

Tav, a rischio 800 milioni di euro

Per ora c’è lo stallo sui bandi Telt, fondamentali nel prosieguo dell’opera. Se questi ultimi dovessero saltare, infatti, verrebbe immediatamente meno un finanziamento da 300 milioni di euro elargito dall’Unione Europea, mentre altri 500 milioni di euro verrebbero bloccati in un secondo momento. Il termine ultimo per far partire i primi due bandi è lunedì prossimo, 12 marzo. Difficile che la discussione prosegua a ridosso di quella data: la decisione deve essere presa nelle prossime ore per scongiurare una nuova crisi con la Francia.

La Tav rientra tra quelle opere previste dal regolamento europeo 1315 del 2013 sui Ten-T, per questo motivo la decisione sul suo completamento interessa così tanto l’Europa. L’infrastruttura dovrebbe essere completata entro il 2030. Al momento, però, c’è ancora muro contro muro nel governo: l’unico elemento di novità emerso dal lungo vertice di 5 ore è l’ennesima richiesta di confronto con la Francia, per valutare anche altre opere alternative.

Vertice Tav, le alternative chieste dal M5S

Tra queste l’estensione del tunnel del Frejus oppure il rafforzamento della storica linea ferroviaria Torino-Lione. Sarebbero ipotesi accettate dal Movimento 5 Stelle, ma è molto difficile che i fondi destinati alla Tav possano essere dirottati su opere diverse. La Lega, con Matteo Salvini, è convinta di andare per la propria strada. Vuole la Tav e all’entrata del vertice ammette: «I tecnici mi hanno garantito che costa di più non farla che finirla». Il M5S è sull’attenti. L’ennesimo cedimento a Salvini potrebbe costare caro al partito alleato di governo.

FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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