Ma davvero avete creduto al video dei vermi nelle mascherine Ffp2?

Le immagini circolano insistentemente sui social network, ma non possono corrispondere al vero

13/04/2021 di Gianmichele Laino

C’è un nuovo format che circola in rete. Si tratta di video e immagini che mostrano la presenza di vermi nelle mascherine e all’interno di altri presidi sanitari fondamentali per combattere il coronavirus. Avrete sicuramente visto il video della mascherina Ffp2 che conterrebbe delle larve al suo interno, ma notizie come queste circolano in continuazione su alcuni siti dalla dubbia reputazione e sulle chat delle app di messaggistica istantanea. Ce n’è persino uno in cui l’autore si prende la briga di collegare un microscopio al computer per esaminare presunti filamenti (che vengono considerati vermi dall’autore della pubblicazione) all’interno dei tamponi rapidi contro il coronavirus.

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Vermi nelle mascherine, i video della bufala

È molto probabile che abbia visto il debunking di David Puente su Open del video più noto, quello di una mascherina Ffp2 all’interno della quale l’autore del video scopre una sacca di larve. La persona che realizza la clip non fa altro che aprire con un taglierino il presidio medico-chirurgico per mostrare la “sorpresa” all’interno.

Come si può vedere dalla data di questo tweet, è dalla fine di marzo che questi video sono in circolazione. Curioso che, proprio in quelle ore, sui principali siti di informazione italiana stavano emergendo notizie su quantitativi importanti (in stock da 60 milioni) di mascherine sequestrate dalla Guardia di Finanza. Le motivazioni del sequestro, ovviamente, non avevano nulla a che vedere con la presenza di vermi o altri insetti all’interno, ma con ragioni di non conformità dei dispositivi a quelli che contribuiscono alla protezione dei cittadini da eventuali veicoli di contagio. Probabile che si sia cavalcata la tendenza generale – dettata dalle ultime notizie di cronaca – per diffondere video allarmistici.

Video analoghi su Telegram

Tuttavia, video di questo tipo rientravano in contenuti che risalivano anche a qualche giorno prima del 30 marzo. Su Telegram, gruppi che nel nome inneggiano a Donald Trump, che hanno alcune migliaia di iscritti e che invitano a iscriversi al movimento Liberaespressione postano le stesse immagini con un testo di questo tenore:

«Strani filamenti che si animano a contatto con calore e umidità rinvenuti in mascherine e tamponi. Video raccolta di allarme su organismi non identificati presenti sui kit per tamponi e varie marche di mascherine chirurgiche. Usa solo mascherine prodotte in casa, è facile e più sicuro. Questi organismi non sono lì per caso e scopriremo presto perché sono lì».

Il delirio continua sostenendo che i filamenti (“molto più sottili di un capello”) agiscono con l’umidità innescata dal respiro umano e vanno a innestarsi nelle mucose. Ovviamente, si tratta di ricostruzioni senza una base logica e senza un riscontro scientifico. Sono post e video allarmistici, che invitano a farsi le mascherine in casa (sappiamo che questo tipo di presidio non può essere protettivo allo stesso modo di quelli sanitari normalmente in vendita per cercare di limitare il contagio da coronavirus) e che mettono la pulce nell’orecchio in merito a presunti complotti per attaccare la popolazione già provata dalla pandemia. Una bella dose di faccia tosta, video montati ad arte e utilizzo di strumenti che li rendano in qualche modo più verosimili. Ma di vero non c’è assolutamente niente.

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