«In Italia si raccomanda il vaccino antinfluenzale, ma non c’è per due persone su tre»

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L'analisi della Fondazione Gimbe si basa sulle scorte richieste, la popolazione considerata a rischio e l'alta domanda

Armiamoci e vaccinatevi. Ma non tutti. La Fondazione Gimbe ha effettuato un’analisi sulle scorte del vaccino antinfluenzale nelle varie Regioni italiane. Dai dati raccolti emerge un fatto: se da una parte c’è stata un’ampia sensibilizzazione sul tema dell’immunizzazione (ritenuta quasi fondamentale per contenere la presenza di sintomatologie molto simili a quelle Covid), dall’altra c’è stato un reperimento dei prodotti molto più scarso rispetto alla popolazione. E così, numeri alla mano, due italiani su tre rischiano di non trovare il vaccino in farmacia.



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Lo studio effettuato da Gimbe si basa sulle dosi che ogni singola Regione si è aggiudicata e la suddivisione in target costituiti dai criteri anagrafici della cosiddette categorie a rischio (come previsto dalla circolare del Ministero della Salute). E il totale mostra come non in tutte le Regioni si raggiunga il target di copertura del 75%.



Vaccino antinfluenzale, due italiani su tre rischiano di rimanere senza

Dai dati raccolti da Gimbe appare evidente come solo 12 Regioni su 20 riescano a coprire il target, offrendo un disavanzo di vaccino antinfluenzale che potrà essere esteso alla popolazione considerata non a rischio. Pochi, pochissimi rispetto ai proclami effettuati nelle scorse settimane e nei scorsi mesi sull’immunizzazione. Insomma, molti cittadini avranno difficoltà nel reperire l’immunizzazione.



Il target e le dosi residue

«La nostra analisi quantifica le difficoltà di accesso per la popolazione generale al vaccino antinfluenzale. In molte Regioni, infatti, solo la decisione di escludere una o più categorie a rischio (es. bambini) dall’offerta attiva e gratuita o quella di accontentarsi di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare la disponibilità di dosi nelle farmacie – spiega Nino Cartabellotta -. La Fondazione GIMBE auspica che i dilemmi etici posti da una programmazione inadeguata del fabbisogno vengano, almeno in parte, risolti da meccanismi di solidarietà tra Regioni, da approvvigionamenti diretti del Ministero tramite circuiti internazionali e, soprattutto, da un’adeguata organizzazione regionale con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate».

(foto di copertina: da Pixabay)