Perché il vaccino anti covid non c’entra niente con la malattia della mucca pazza

Tra le tante narrazioni prive di riscontri scientifiche che sono state fatte nell'ultimo anno, una riguarda la malattia di Creutzfeldt-Jakob e l'immunizzazione contro il Sars-CoV-2

01/02/2022 di Enzo Boldi

Nell’ultimo anno – da quando è iniziata la campagna mondiale di immunizzazione contro il virus Sars-CoV-2 – ne abbiamo lette tante. Chi si oppone alla vaccinazione, infatti, ha dato adito a una serie di paradossali bufale date in pasto ai social: dal sangue coagulato (o che diventa “denso come maionese, ma nero e non più rosso”) a sintomatologie post inoculazione prive di qualsiasi riscontro. Alcuni casi di reazioni avverse ci sono state e qualcuno, purtroppo, è anche deceduto per via di una risposta immunitaria che ha provocato un danno irreparabile. Pochi, anzi pochissimi, sono i casi certificati dalle analisi. E tra le tante narrazioni comparse sui social (ma anche su alcuni quotidiani, nazionali e internazionali) ce n’è una che parla di una correlazione tra il vaccino anti-Covid e la malattia della mucca pazza. Ma la scienza smentisce tutto ciò.

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Tutto parte dalla Francia dove, da giorni, un uomo di nome Marc Doyer (già noto per esser stato uno dei leader dei “gilet gialli”) imperversa sugli schermi televisivi per raccontare la storia di sua moglie Mauricette. Sulla donna è stata riscontrata la malattia (o morbo) di Creutzfeldt-Jakob: si tratta di una patologia neuro-degenerativa scoperta all’inizio del XX secolo che tra i suoi effetti ha anche quello della demenza progressiva, che può avere anche esiti fatali. Alla donna è stata diagnostica quella che, in termini più attuali, abbiamo imparato a conoscere come malattia della mucca pazza solo qualche mese fa. E l’uomo, senza mai portare con sé prove scientifiche, continua a parlare di correlazione con il vaccino anti-Covid.

Vaccino Anti Covid Muzza Pazza, la correlazione non c’è

La donna, 72 anni, si è vaccinata con Pfizer e gli scienziati, già dopo la “denuncia pubblica” fatta da Marc Doyer, si sono messi a lavoro per verificare la sussistenza della correlazione data per certa dall’uomo. E fin dall’inizio c’erano dubbi sul possibile rapporto di causa-effetto tra la dose di prodotto anti-Covid e la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Poi, nel corso dei mesi, gli studi si sono fatti sempre più approfonditi e ora c’è la risposta che restituisce la verità scientifica. Intervistati dal quotidiano francese Libération, due esperti che si occupano da anni dello studio e dell’evoluzione di questa patologia neuro-degenerativa hanno spiegato i motivi per cui quella correlazione non solo è improbabile, ma impossibile. Il primo a parlare è Jean-Philippe Brandel che, oltre al suo ruolo di neurologo è anche il coordinatore dell’unità nazionale di supporto per la gestione delle malattie di Creutzfeldt-Jakob:

«La malattia di Creutzfeldt-Jakob è una malattia con un periodo di incubazione molto lento. Siamo più vicini a dieci anni che a pochi giorni o poche settimane. Vaccinazione contro il Covid-19 appare troppo recente perché si possa immaginare che sia la causa delle malattie che oggi vengono diagnosticate. È qualcosa che non ci sembra possibile».

Il tempo di incubazione della patologia neuro-degenerativa, dunque, è troppo elevato per poter pensare a una possibile correlazione vaccino anti-Covid mucca pazza. Insomma, manca il tempo necessario affinché la malattia si palesi e diventi diagnosticabile.

L’ipotesi più probabile

Un quadro che, dunque, sembra poter regalare una verità differente: la 72enne ha evidenziato solamente ora i sintomi della malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma l’infezione – quella volgarmente chiamata “Mucca pazza” – risale e molti anni precedenti. Non a caso, anche nel recente passato (parliamo dell’ultimo lustro) si è registrato qualche sporadico caso di quella patologia che mise in allarme il mondo intero a metà anni Novanta (con notevoli casi, soprattutto, in Regno Unito) provocata dal consumo di carne di bovini malati. Sempre Libération ha chiesto il parere a un altro esperto, il professor Stéphane Haïk, neurologo responsabile del team Alzheimer’s Disease – Prion Diseases all’interno del Brain and Spinal Cord Institute (ICM) e coordinatore del National Reference Center for Prions:

«Quando la malattia compare poche settimane o pochi mesi dopo una vaccinazione, è impossibile allo stato attuale delle conoscenze che sia legata alla trasmissione di un prione o all’iniezione di una molecola che indurrebbe una conformazione anormale della proteina prionica».

Termini scientifici che, di fatto, spiegano i motivi per cui è impossibile pensare a una correlazione vaccino anti-Covid mucca pazza. E poi ci sono i dati. Libération cita solamente quelli francesi, ma il discorso può essere tranquillamente allargato su scala mondiale: ogni anno nel Paese d’Oltralpe si segnalano circa 150 diagnosi di malattia di Creutzfeldt-Jakob. Dopo che oltre 53 milioni di cittadini (nella sola Francia) hanno ricevuto almeno una dose di prodotto immunizzante (nel primo anno di campagna vaccinale) il numero di segnalazioni è rimasto lo stesso. Anche i numeri, dunque, hanno confermato che non vi è alcuna correlazione.

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