Usa-Iran: perché la tensione sta crescendo pericolosamente

“Conosciamo il colpevole e, dopo le opportune verifiche e aver sentito i sauditi, siamo pronti a intervenire”: è come al solito con un tweet netto, che non lascia spazio a molte interpretazioni, che Trump tiene il mondo con il fiato sospeso da ieri.

Sì, perché l’oggetto del tweet del presidente americano sono gli attacchi, sempre più frequenti, con i droni, alle installazioni petrolifere saudite. Attacchi che, sabato scorso, hanno colpito la più grande installazione per il trattamento del petrolio al mondo e un campo di estrazione gestito dalla Saudi Aramco. Il risultato è stato il dimezzamento della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita, un duro colpo che, da un lato ha fatto aumentare il prezzo del petrolio, dall’altro ha risvegliato in tutta l’economia mondiale il fantasma dell’inflazione.

Quel che è certo è che gli attacchi hanno mostrato come l’infrastruttura energetica mondiale sia molto più vulnerabile di quanto potessimo ipotizzare.

Da dove provengono gli attacchi alle installazioni saudite?

A rivendicare gli attacchi alle installazioni petrolifere sono i cosidetti ribelli Houthi dello Yemen. Nello Yemen si sta combattendo, da quattro anni, una sanguinosa guerra civile (che non risparmia i civili, né i bambini), che vede contrapposti gruppi sciiti (supportati dall’Iran) a gruppi sunniti (supportati dall’Arabia Saudita e dagli USA). Gli Houthi, di fede sciita, e appoggiati dagli iraniani, sarebbero  i responsabili degli attacchi di questi giorni. Ma per le autorità americane qualcosa non torna. Secondo l’intelligence statunitense gli attacchi proverebbero dall’Iran e dall’Iraq, invece che da sud. È plausibile inoltre, che Teheran offra, oltre al supporto morale, anche un aiuto  logistico e tecnologico agli Houthi in Yemen: un’evidenza che rende la situazione abbastanza incandescente.

E dopo l’attacco di Sabato non si è fatta attendere nemmeno la risposta di Teheran,che da un lato ha negato il coinvolgimento iraniano, dall’altro ha ricordato agli USA, che le basi americane nell’area sono a portata dei loro missili. Un avvertimento netto e conciso, che si inseriscono in uno scacchiere molto complicato, che vede salire di livello e dare corpo e veste politica  all’antica contrapposizione tra sunniti e sciiti. 

Perché, a ben vedere, la guerra civile yemenita, così come gli svariati conflitti che infiammano il Medio Oriente, dal Libano all’Iraq, dallo Yemen alla Siria, sono influenzate e plasmate dalle contrapposizioni e dalle mire espansionistiche di Ryad e Teheran  e dalle differenze religiose che li separano . Una contrapposizione che, oltre a produrre drammi umanitari,  comincia a minare sempre più anche la pace internazionale.

 

 

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