«Ci sono criticità sui vaccini per i militari, raccomandiamo le monodosi»

07/02/2018 di Redazione

«Dalla testimonianza di alcuni militari affetti da patologie contratte in servizio si sono tratti significativi elementi a conferma che non sempre sia stata richiesta, analizzata o comunque approfondita, da parte del medico vaccinatore, l’analisi pre-vaccinale del militare sottoposto, e analogamente è emerso, con preoccupante ricorrenza, che alcuni medici vaccinatori non si attengono nel somministrare i vaccini alle norme di precauzione». Lo si legge nella relazione conclusiva della commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito, presentata oggi alla Camera. In pratica o non si vaccina laddove serve e sopratutto se si vaccina non si sta attenti alla singola storia del militare che si ha davanti (ovvero precedenti vaccinazioni, malattie superate, precedenti missioni e via dicendo).

URANIO IMPOVERITO: VACCINI SUI MILITARI? MEGLIO MONODOSE

«La commissione – aggiunge – al fine di garantire una effettiva tutela della salute (e della sicurezza) dei militari impegnati in Italia e all’estero, nonché per perseguire la sicurezza nella somministrazione dei vaccini, nell’ottica dell’eliminazione o quanto meno della massima riduzione del rischio di effetti negativi conseguente all’uso di vaccini in dosi multiple, raccomanda l’utilizzo di vaccini monodose, stante la concreta possibilità che il militare, data l’età adulta, risulti già immunizzato contro alcuni antigeni contenuti nei vaccini in dosi multiple». «Si raccomanda altresì – prosegue il documento  -che non vengano inoculati, in una unica soluzione, più di cinque vaccini, essendo questa la soglia oltre la quale possono verificarsi eventi avversi. Si raccomanda ancora una particolare attenzione all’anamnesi pre-vaccinale».

I vaccini a cui il personale militare è esposto durante le varie missioni non sono ovviamente gli stessi forniti alla comune cittadinanza italiana. Questo perché ovviamente i viaggi all’estero richiedono una profilassi vaccinale differente rispetto alle coperture stabilite nel nostro Paese.

Oltre ai vaccini il quadro che emerge dal dossier è preoccupante: con personale militare esposto troppo all’uranio impoverito e non tutelato adeguatamente sullo stato di salute.

COSA ALTRO DICE LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULL’URANIO IMPOVERITO

Cosa prevede la relazione presentata oggi alla Camera dei Deputati? La commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito ha accertato che solo nell’ambito della Marina militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate. Allarmano le prospettive delineate dal direttore del Renam (il Registro nazionale dei mesoteliomi), Alessandro Marinaccio, audito il 19 ottobre 2017 che ha riportato come il «picco dei casi di mesotelioma è presumibile nel periodo tra il 2015 e il 2020». E questo perché il sistema militare non sarebbe in grado di controllare decentemente:

“Le criticità sono alimentate da un problema irrisolto: l’universo della sicurezza militare non è governato da norme e da prassi adeguate. Restano immutate le scelte strategiche di fondo che attualmente ispirano la politica della sicurezza nel mondo delle Forze Armate. Quelle scelte strategiche che paradossalmente trasformano il personale della Difesa in una categoria di lavoratori deboli”

Per questo la Commissione ritiene che sia importantissimo vigilare sulla futura missione in Niger.  «Molteplici e temibili sono i rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini nelle attività svolte dalle Forze Armate – spiega il dossier – ma anche dalla Polizia di Stato e dai Vigili del Fuoco» per l’utilizzo o la presenza di uranio impoverito o amianto. «Basti pensare ai poligoni di tiro presenti sul territorio nazionale nei quali la mancata o tardiva bonifica dei residui dei munizionamenti impiegati nelle esercitazioni ha prodotto rischi ambientali in danno di quanti sono chiamati ad operare o a vivere nel loro ambito», aggiunge la relazione. «Per quanto riguarda i rischi da esposizione alle radiazioni ionizzanti del personale delle Forze Armate, sono emersi ulteriori dati. A seguito dell’esame testimoniale reso dal Maresciallo in congedo Giuseppe Carofiglio – prosegue la relazione – la Commissione ha ricevuto una nota del Comandante Generale della Guardia di Finanza del 26 ottobre 2017, che indica la detenzione/presenza di 576 proiettili ‘API’ realizzati con uranio impoverito. Tali proiettili sarebbero stati ‘smaltiti’ in un’esercitazione presso il Poligono militare di Torre Astura (Latina) nel 1994. Rischi minacciosi gravano persino su caserme, depositi, stabilimenti militari: sia deficienze strutturali (particolarmente critiche nelle zone a maggior sismicità), sia carenze di manutenzione, sia materiali pericolosi». Non solo: secondo la Commissione non deve essere mai più interdetta la Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada, utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi e rimasta così interdetta al movimento di persone e mezzi.

GIORGIO TRENTA: «MAI DETTO CHE URANIO E’ RESPONSABILE DEI TUMORI»

Sul lavoro della Camera però c’è già polemica. «Assolutamente non è il mio pensiero, non ho mai detto che l’uranio impoverito è responsabile dei tumori riscontrati nei soldati. Le mie affermazioni sono state travisate», ha riferito Giorgio Trenta dell’Associazione italiana di radioprotezione medica. Trenta commenta le conclusioni della Commissione Parlamentare sull’uranio impoverito, che invece citano proprio la sua relazione per affermare che c’è un legame tra uranio e malattie.

Quale è il nesso uranio tumori che ha fatto arrabbiare Trenta?

«Le reiterate sentenze della magistratura ordinaria e amministrativa hanno costantemente affermato l’esistenza, sul piano giuridico, di un nesso di causalità tra l’accertata esposizione all’uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari o, per essi, dai loro superstiti», riporta la Commissione parlamentare di inchiesta. «Per l’uranio – spiega ancora la Commissione – è stato altresì riconosciuto sul piano scientifico, con la Tabella delle malattie professionali INAIL approvata nel 2008, il nesso causale per la nefropatia tubolare. La Commissione ritiene che, a dieci anni dall’emanazione della predetta Tabella, i progressi della scienza medica e i risultati delle indagini epidemiologiche imporrebbero un aggiornamento della Tabella stessa, con l’inclusione di altre patologie, con particolare riguardo a talune forme tumorali del sistema emolinfopoietico».  Il documento cita in particolare l’audizione del presidente dell’Associazione italiana di radioprotezione medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio».

 

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