Il paradosso di Umberto Bossi: il senatùr che non vede l’ora di uscire dalla Lega, ma a cui la Lega serve

È in Parlamento dalla X legislatura (ovvero dal 1987) – con una breve interruzione. Umberto Bossi, oggi, si è recato nella sala Nassiriya per espletare le pratiche di registrazione al Senato, dopo l’elezione tra le fila della Lega Nord. Il senatùr è apparso sereno e rilassato, ha scherzato con i cronisti, ha addirittura mimato dei pugni all’indirizzo di un collega. Sarà ancora tra i banchi di palazzo Madama. Nonostante tutto.

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UMBERTO BOSSI, IL PARADOSSO

E allora ci si interroga sul ruolo che Bossi – il fondatore della Lega (Nord) – avrà in questo nuovo corso del partito. Sembrava ai margini, dopo lo scandalo dei rimborsi colorato anche da pittoresche vicende relative al figlio soprannominato «Trota». Invece, è sempre lì: assegnato a un collegio blindato, è riuscito nuovamente a varcare le soglie del parlamento. Uno dei più longevi leader che ha attraversato tutte le repubbliche e che – pertanto – è pronto a tuffarsi anche in quella che è stata definita «dei cittadini», indipendentemente dalla sua collocazione cronologica (gli ordinali seconda, terza o quarta hanno ben poco senso in mancanza di riforme costituzionali).

Il posto in Senato gli serve. E finora gli è servita quella Lega (senza il Nord) che ha consacrato ormai da diversi anni Matteo Salvini come suo leader sempre più distante dai geolocalismi originari. Il dilemma è piuttosto: serve ancora Bossi alla Lega? La sua presenza sta diventando sempre più ingombrante, le sue divergenze con Salvini sono evidenti. Eppure, il senatùr è sempre lì.

UMBERTO BOSSI, LE PREVISIONI CHE NON PIACCIONO A SALVINI

Anzi, emette sentenze che – in tempi pre-tangentopoli – si sarebbero definite «picconate». Oggi, alla presenza dei cronisti, ha indossato la maschera della Sibilla, prevedendo una fine a breve termine per quella che si annuncia – almeno nelle idee del capo storico della Lega – una legislatura lampo.

«Salvini non riesce a trovare un accordo con i cinquestelle, sono due uguali. Lui e Di Maio hanno le mani bucate, si diceva una volta – ha detto Bossi -. Son due che non hanno capito che i soldi prima si fanno e poi si possono spendere, ma Salvini ha guardato qual era la categoria più numerosa: i pensionati. E facendo la battaglia contro la legge Fornero a favore dei pensionati ha beccato un sacco di voti». Bossi prevede un «governo del Presidente» e un parlamento che durerà molto meno dei canonici cinque anni.

Parole che fanno a pugni (queste sì) con la posizione di Matteo Salvini e con il suo risultato clamoroso alle elezioni del 4 marzo. Bossi si prepara a essere la spina nel fianco della Lega. Oppure, a preparare il campo per una mini-scissione. Che – a conti fatti – forse farebbe più comodo a Salvini che allo stesso senatùr.

(FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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