L’avvertimento della Russia alle big tech: apertura uffici sul territorio entro l’anno o via dal paese

Entro il 2022 le big tech devono aprire i loro uffici sul territorio Russo così da consentire al governo un maggiore controllo sui contenuti pubblicati

25/11/2021 di Ilaria Roncone

Sono tredici le aziende tecnologiche – la maggior parte con sede negli Stati Uniti – cui il governo russo ha detto di aprire uffici in Russia. Si tratta di un avviso emesso dal Roskomnadzor, l’agenzia statale che fa monitoraggio per, controllo e censura dei mass media per quanto riguarda i contenuti  stranieri pubblicati che possano elidere il regolamento russo. L’avviso arriva qualche mese dopo l’entrata in  vigore di una legge – precisamente a inizio luglio – che richiede alle aziende che registrano più di 500 mila utenti al giorno di aprire uffici big tech in Russia. Precisamente: «Un’entità straniera, che svolge attività su internet in Russia, è obbligata a creare una filiale, aprire un ufficio o stabilire un’entità legale russa».

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Uffici big tech in Russia: la richiesta a Google, Apple, TikTok e altri

Secondo quanto riporta Reuters qualora gli uffici non dovessero essere aperti entro il prossimo anno l’alternativa è quella di andarsene dal paese. Tra le aziende attenzionate troviamo Alphabet’s Google, Apple, Facebook, Twitter, TikTok e Telegram – che ha sede nel Regno Unito -. Il punto è, come facilmente intuibile, avere la possibilità di un maggiore controllo e di regolamentare gestione e contenuti pubblicati sulle piattaforme in questione. Le conseguenze di un rifiuto da parte delle big tech di aprire uffici entro il 2022 può comportare varie conseguenze di entità più o meno grave – dalle restrizioni per pubblicità e finanziamenti nel paese al ban -.

Cosa accadrebbe aprendo gli uffici in questione

Karen Kazaryan, che dirige l’Internet Research Institute, ha definito le istruzioni del Roskomnadzor volutamente vaghe poiché «non c’è alcuna spiegazione nella legge, nessun chiarimento su quale dovrebbe essere la forma giuridica della rappresentanza dell’organizzazione». L’agenzia di censura, rispondendo a Reuters, ha dato indicazioni più precise: oltre ad aprire uffici locali alle aziende viene chiesto di registrare conti presso l’agenzia e di fornire una serie di moduli di feedback per gli utenti russi, limitando «l’accesso alle informazioni che violano la legislazione russa».

Le big tech in Russia, a questo punto, si trovano tra due fuochi: da un lato le restrizioni imposte dal governo Putin, pena il rischio di scomparire dal mercato Internet russo; dall’altro la liberta di espressione dei cittadini, considerato che i contenuti su cui il governo vuole avere potere decisionale sono – per esempio – quelli di legittima (vietata in Russia) e che permettono di organizzarsi offline.

Tra le altre cose, la Russia vorrebbe ottenere – facendo aprire gli uffici sul suo territorio – di far rispettare i regolamenti locali per questioni con la privacy e le tasse. Insomma, il governo Putin punta a un maggiore controllo in tutti i sensi sulle maggiori piattaforme di Internet. Ora tocca capire come reagiranno le singole big tech da qui ad andare a fine anno.

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