L’accordo TIM-KKR è ufficiale, ma ha preoccupato l’Europa
Il tutto nonostante le rassicurazioni degli attori principali della vicenda. L'UE è sempre molto attenta all'equilibrio della concorrenza sul mercato e all'intervento di operatori extra UE
02/07/2024 di Gianmichele Laino
Dilemma etico e non solo. La vendita a un operatore extra UE di una delle principali infrastrutture strategiche di un grande Paese dell’Unione può essere considerata indolore per la concorrenza sul mercato e per tutte le norme comunitarie che, quando si parla di dati, sono piuttosto restrittive? È quello che si sta chiedendo l’autorità garante del mercato europeo, all’indomani della firma dell’accordo che ha visto TIM cedere la sua rete fissa a KKR, con il benestare del governo, all’interno di una operazione di risanamento del debito della compagnia.
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UE su accordo TIM-KKR: quali sono gli eventuali problemi ravvisati
La rete fissa di TIM, come abbiamo avuto modo di vedere, copre quasi l’89% delle abitazioni del Paese e i suoi cavi in fibra e rame si estendono per oltre 23 milioni di km (14,3 milioni di miglia), lungo tutto lo stivale. Questo colosso infrastrutturale, insieme a circa 20mila dipendenti, passerà sotto l’ombrello di KKR. E se sul personale – proprio negli ultimi minuti – sono arrivate le rassicurazioni anche da parte di FiberCop, sulla concorrenza l’Unione Europea ha voluto vederci più chiaro.
Dopo la comunicazione dell’accordo, infatti, l’autorità sulla concorrenza ha iniziato a sondare i possibili operatori che sono interessati a lavorare con la rete fissa italiana, chiedendo loro quali potrebbero essere le conseguenze dell’acquisizione della rete stessa da parte di KKR. Una delle principali osservazioni che sarebbero emerse in prima battuta è quella legata a un possibile aumento dei prezzi.
Da qui, dunque, una sorta di indagine interna che, quando avvengono queste operazioni significative sul mercato, rappresenta un atto dovuto. Tutti gli operatori interessati, infatti, sono stati chiamati a rispondere – nel mese di aprile – a un questionario di circa 80 domande predisposto dall’autorità antitrust dell’Unione Europea. Anche perché la situazione che si è venuta a creare rappresenta un precedente per il mercato interno: fino a questo momento, in nessuno dei grandi Paesi UE una infrastruttura come la rete fissa era stata ceduta a un operatore che ha la sua sede e la sua principale operatività fuori dai confini comunitari.