L’inutile udienza di Zuckerberg al Senato: ormai ha perso il controllo di Facebook

Quale titolo si potrebbe proporre dopo aver ascoltato le parole nell’udienza Mark Zuckerberg davanti alla commissione Commercio e Giustizia del Senato degli Stati Uniti? In realtà, niente di speciale. Oltre che concentrarsi sul fatto che il CEO di Facebook abbia scelto di indossare la giacca e la cravatta al posto dell’usuale t-shirt, per i giornali c’è ben poco materiale. Il problema è che questo rientra in una strategia ben studiata dallo stesso Zuckerberg per glissare sullo scandalo Cambridge Analytica, proporsi al mondo come un bravo ragazzo che si prende la strigliata della maestra, ma che nella sua stanzetta continua a fare quello che gli pare. Tra l’altro, avendo completamente perso il controllo della sua creatura.

UDIENZA MARK ZUCKERBERG, PERCHÉ È STATA UNA FARSA

Innanzitutto, perplessità derivano dal funzionamento dell’udienza. I senatori hanno avuto a disposizione una domanda alla quale Zuckerberg doveva rispondere in cinque minuti. Un tempo che non sarebbe bastato a spiegare una marachella, figuriamoci la fuga di dati di 87 milioni di utenti utilizzati per scopi elettorali. Le domande dei Senatori – alcune – sono state interessanti, come ha sottolineato il quotidiano The Guardian. Sono state le risposte a essere deludenti.

Il senatore John Kennedy gli ha rinfacciato di avere un accordo con l’utente che non poteva essere considerato soddisfacente, la senatrice Lindsey Graham gli ha fatto presente che quello di Facebook è di fatto un monopolio, i senatori Hironi e Booker hanno rimarcato come Facebook venisse utilizzato spesso per scopi illeciti, come le pubblicità discriminatorie. Zuckerberg, con un occhio ben fisso sull’orologio, ha sempre preso tempo, rispondendo in maniera generica, sottolineando come le questioni sollevate fossero importanti, meritassero un approfondimento, concentrandosi poi sulla bontà della sua mission. Filosofia piuttosto che legislazione, insomma.

UDIENZA MARK ZUCKERBERG, PERCHÉ GLI È SFUGGITO DI MANO

La verità, però, come ha sottolineato correttamente il Financial Times è che Mark Zuckerberg ha perso completamente il controllo della sua creatura. Facebook – come ha dimostrato lo scandalo Cambridge Analytica – non è più gestibile. Non basta, infatti, il rafforzamento delle misure per la privacy degli utenti per ovviare a un problema che è la natura stessa di Facebook a sollevare: l’interazione delle persone, infatti, può in qualsiasi momento produrre un contenuto virale, che nessuna legislazione – né negli Stati Uniti, né nell’Unione Europea – può limitare.

L’influenza sull’opinione pubblica – che si fa convincere di una causa o di un’altra semplicemente dalla sensibilità di altri utenti – è qualcosa che va oltre qualsiasi codice e qualsiasi regolamentazione. E Mark Zuckerberg non riesce più a controllarla: Facebook non ha più la missione di mettere in contatto i vecchi compagni di scuola. È diventato qualcosa di troppo diverso.

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