La diffusione dei tweet etichettati di Trump mette in dubbio le capacità di moderazione dei social

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Da una ricerca emerge come la mancata coordinazione tra piattaforme abbia permesso la diffusione dei contenuti di Trump che su Twitter erano stati etichettati

Questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della New York University in uno studio pubblicato martedì nella Harvard Kennedy School Misinformation Review. Nonostante Twitter abbia apposto un’etichetta sulle affermazioni di Donald Trump sui brogli elettorali sia prima che dopo le elezioni Usa 2020, queste stesse affermazioni non solo si sono comunque diffuse su altri social in diversi modi ma sono anche diventati più popolari di tweet che la piattaforma non aveva etichettato. La questione Twitter Trump è stata analizzata ed è emersa, in sostanza, una mancanza di coordinamento tra le piattaforme social.



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I tweet etichettati si diffonderebbero più di quelli non etichettati

Il perché non è chiaro, ma i tweet che sono stati etichettati e poi bloccati si sono diffusi maggiormente su social quali Facebook, Isntagram e
Reddit e sono diventati più popolari di quelli che non puntavano a fare disinformazione, fornendo una visione distorta della realtà – o comunque priva di prove a sostegno -. Su Usa Today, che ha condiviso in esclusiva lo studio, si legge che «la disinformazione bloccata su una piattaforma non si ferma su un’altra», come ha affermato Megan Brown, ingegnere di ricerca del Center for Social Media and Politics della NYU.



Ecco che allora quei tweet prima etichettati e poi bloccati si potevano trovare su Facebook sotto forma di link, citazioni e screenshot ottenendo un coinvolgimento medio molto alto. La disinformazione, quindi, salta da una piattaforma all’altra ed è proprio in questa fase che – almeno per ora – manca un coordinamento tra aziende che impedisca la diffusione di contenuti di questo tipo. L’approccio multipiattaforma che hanno la comunicazione politica e quella dei giornali, quindi, va tenuto in considerazione molto più di quanto non sia stato fatto nel caso di Trump.

L’importanza della coordinazione tra piattaforme

Seppure l’azione di Twitter sia andata ben oltre la sola intenzione – con Trump bloccato fino almeno al 2023 nonostante la sua corsa alle presidenziali del 2024 – l’analisi dei tweet postati dell’ex presidente Usa dal 1° novembre all’8 gennaio sui cui Twitter ha apposto un’etichetta parla chiaro. Anche se sono stati bloccati sulla piattaforma dell’uccellino, quegli tessi contenuti sono diventati più popolari e sono stati postati più spesso su altre piattaforme. «In futuro, soprattutto per quanto riguarda la pandemia in corso e le elezioni di metà mandato del 2022 in arrivo – hanno affermato i ricercatori – sarà davvero importante per le piattaforme di coordinarsi in qualche modo, se possibile, per fermare la diffusione della disinformazione».