Account Twitter ambasciata cinese in Usa sbloccato dopo la violazione delle policy contro la “disumanizzazione”
L'account Twitter dell'ambasciata cinese negli Stati Uniti è stato sbloccato ma ora la Cina si dichiara preoccupata
21/01/2021 di Ilaria Roncone
L’account Twitter ambasciata cinese Usa è nuovamente disponibile. Dopo il blocco per un tweet sulle donne di etnia uigura l’account è ricomparso sul social ma ancora non ci sono state dichiarazioni in merito all’accaduto – l’ultimo post dell’account Twitter dell’ambasciata risale al 9 gennaio -. Da Pechino, intanto, arriva il commento della portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying che definisce la Cina «preoccupata» per blocco della sua ambasciata in Usa con le autorità «confuse dalla mossa».
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I doppi standard di Twitter
Sempre da Pechino è stato dichiarato: «Speriamo che Twitter non adotti doppi standard sul caso e che possa distinguere la disinformazione dalla verità». La questione dell’account Twitter @ChineseEmbinUS bloccato potrebbe diventare un casi diplomatico se non viene chiarita. Il tweet è stato pubblicato negli scorsi giorni e – prima di oggi – un portavoce di Twitter aveva confermato a Bloomberg che l’account era ancora bloccato. Il portavoce ha aggiunto: «Speriamo che Twitter sostenga il principio di oggettività e imparzialità per rafforzare il monitoraggio rispetto a ciò che è disinformazione e pettegolezzo e ciò che è un fatto verificato».
Perché l’account Twitter ambasciata cinese Usa è stato bloccato
Tutto è partito da un tweet dell’account che ha difeso le politiche del governo cinese nello Xinjiang, territorio autonomo nel Nord-ovest della Cina, citando uno studio pubblicato dal China Daily. Secondo questo paper le donne di ernia uigura – una minoranza musulmana – di quella provincia non erano più «macchine per bambini». Per questi contenuti la piattaforma statunitense ha ritenuto che ci fosse una violazione della policy contro la “disumanizzazione” in atto, bloccando l’account. Dopo le ultime mosse di Twitter, che ha bloccato i profili di Donald Trump per l’incitamento all’odio e la narrazione delle elezioni Usa, il social fondato da Jack Dorsey rischia nuovamente di finire al centro della polemica per il modo in cui limita i propri utenti.