Salvini come Alfano: il tweet del ministro mette a rischio un’indagine in corso

04/12/2018 di Redazione

I messaggi sui social network con cui Matteo Salvini tempestivamente dà notizia ai suoi follower di arresti e indagini (spesso riguardanti cittadini extracomunitari) possono combinare guai seri. L’ultimo, chiaro, allarme è stato lanciato stamattina. Un messaggio postato su Twitter dal ministro dell’Interno sul fermo di alcuni «mafiosi nigeriani» ha creato rischi sul buon esito di un’operazione. Ne ha parlato in un comunicato stampa il procuratore capo di Torino Armando Spataro. La ricerca degli indagati era ancora in corso. E non tutti erano ricercati per una violazione del 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. «Eviti simili comunicazioni», ha detto il magistrato su Salvini. La replica del vicepremier leghista: «Gli auguro un futuro serenissimo da pensionato».

Salvini twitta sull’arresto di «15 mafiosi nigeriani»

Tutto è cominciato alle ore 8.57, quando il leader della Lega ha twittato: «A Torino altri 15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia, che poi ha ammanettato 8 spacciatori (titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e clandestini) a Bolzano». Il messaggio – ha spiegato Spataro nel suo comunicato a metà giornata – ha fatto sorgere «rischi di danni al buon esito dell’operazione che è tutt’ora in corso».

 

 

Il procuratore Spataro: «C’è il rischio di danni alle indagini»

Nella nota Spataro ha osservato che «la diffusione della notizia» da parte del ministro «contraddice prassi e direttive vigenti nel Circondario di Torino secondo cui gli organi di polizia giudiziaria che vi operano concordano contenuti, modalità e tempi della diffusione della notizie di interesse pubblico, allo scopo di fornire informazioni ispirate a criteri di sobrietà e di rispetto dei diritti e delle garanzie spettanti agli indagati per qualsiasi reato». «Ci si augura – prosegue il testo – che, per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie».

 

salvini
(Immagine: il comunicato del procuratore capo di Torino Spataro)

 

L’arresto dei nigeriani è stato annunciato prima con un messaggio via Whatsapp dell’ufficio stampa del ministro dell’Interno alle 7.43 di questa mattina che dava conto anche di altre operazioni a Palermo e a Bolzano. In seguito, come detto, la notizia degli arresti di Torino è stata ribadita con un tweet dello stesso ministro alle 8.57.

La ricerca era ancora in corso. E non tutti risultavano «mafiosi»

Ma la nota di Spataro ha anche evidenziato come il tweet di Salvini sia stato impreciso. La ricerca degli indagati da arrestare «è ancora in corso», ha sottolineato il procuratore capo. «La polizia giudiziaria – ha precisato – non ha fermato ’15 mafiosi nigeriani’, ma sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di questo Ufficio, dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Torino». «Il provvedimento restrittivo – ha fatto sapere il magistrato – non prevede per tutti gli indagati la contestazione della violazione dell’art. 416 bis». Dunque: «Coloro nei cui confronti il provvedimento è stato eseguito non sono 15 e le ricerche di coloro che non sono stati arrestati è ancora in corso».

La replica di Salvini: «Spataro faccia il pensionato»

La replica di Salvini è stata velenosa. «Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell’Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca. Se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato», ha dichiarato il vicepremier.

E ancora: «Se il capo della polizia mi scrive alle 7.22 informandomi di operazioni contro mafia e criminalità organizzata, come fa regolarmente, un minuto dopo mi sento libero e onorato di ringraziare e fare i complimenti alle forze dell’ordine».

Il precedente di Alfano

Non è la prima volta che un ministro dell’Interno commette un simile erroreAngelino Alfano, il 16 giugno 2014, giorno del fermo di Massimo Maria Bossetti, accusato dell’uccisione di Yara Gambirasio, annunciò l’operazione in un tweet. «Era intenzione della procura – disse il procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori – mantenere il massimo riserbo». In quel caso il sospettato era già in mano alle forze dell’ordine. In questo caso sono state diffuse informazioni errate con l’operazione in corso.

 

 

 

Le critiche del Pd: «L’io di Salvini supera lo Stato»

Le reazioni dalle opposizioni non si sono fatte attendere. «L’ultima cosa al mondo che deve fare un ministro dell’Interno – ha dichiarato il deputato del Pd Emanuele Fianoè danneggiare un’inchiesta in corso, comunicando a tutto il mondo per nutrire il proprio narcisismo trabordante, i risultati parziali di un’attività investigativa in corso, che altri stanno facendo, non lui. Salvini lo ha fatto. Quando l’io supera lo Stato, iniziano i problemi. Gravi».

Il deputato del Partito Democratico Michele Anzaldi, intanto, ha chiesto la chiusura della «costosissima mega struttura di comunicazione per i social» di Salvini al Viminale. «Con i soldi pubblici – ha detto il parlamentare attaccando il ministro – non soltanto diffonde disinformazione ma, come ha dichiarato il procuratore capo di Torino Armando Spataro, mette anche a rischio delicate indagini antimafia e di polizia giudiziaria, come è accaduto oggi con l’operazione contro la malavita nigeriana».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Tweet dal profilo Twitter di Matteo Salvini)

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