La tv che urla (e piace tanto al populismo da salotto)

16/04/2020 di Enzo Boldi

L’empatia è la nuova essenza della televisione. Lo è da anni, ma negli ultimi tempi si è enfatizzata questa tendenza a entrare in sintonia con il pubblico che da casa assiste a uno spettacolo. E parliamo dei talk show che, sempre più spesso, hanno abbandonato la parola ‘talk’ per lasciare spazio solo allo show. Ed ecco che i palinsesti televisivi, in particolar modo quelli offerti da Mediaset (ma anche altri canali non fanno eccezione) va in onda quella tv che urla. Perché le grida sembrano essere il modo migliore per stuzzicare gli appetiti e l’indignazione della gente. Insomma, la televisione, che doveva salvarci dai social, è diventata vittima di questi ultimi.

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Il maestro della tv che urla, in questo senso, è Mario Giordano. Il giornalista, alla guida di Fuori dal Coro – la trasmissione in onda il martedì su Rete 4, in prima serata – ha fatto della strategia empatica della rabbia il filo conduttore di ogni sua puntata. Quel rivolgersi sguaiato alla telecamera, con primi piani ravvicinati fino a mostrare quasi le corde vocali, sono la sua tecnica per entrare nella casa delle persone. E, criticabile o meno, questa sua tecnica funziona benissimo. Gli ascolti, infatti, lo premiano anche per quello.

La tv che urla e che piace al populismo

Sempre su Mediaset va in onda Quarta Repubblica, la trasmissione condotta da Nicola Porro. Anche lì i toni sono altissimi, quasi concitati. L’effetto ‘Roberto da Crema’ è garantito quasi in ogni puntata. E, come detto per Mario Giordano, anche in questo caso la strategia porta risultati in termini di ascolto. Più morigerata, anche se con picchi storici, la conduzione di Paolo Del Debbio e del suo Dritto e Rovescio. Al netto di qualche presa di posizione forte, spesso e volentieri sono i suoi ospiti (come successo in passato con Vauro e qualcun altro) a incendiare il programma alzando la voce.

Perché si alza la voce

Come detto, c’è un motivo dietro tutto questo. La tv urlata, infatti, sembra essere quella che crea più empatia nel pubblico da casa. Si possono raccontare storie, verità o cose inesatte. Ma dire ad alta voce quello che gli italiani vogliono sentirsi dire è la loro arma vincente, anche se alcune volte ci sono narrazioni che cozzano con la realtà. Insomma, piccoli Vittorio Sgarbi che hanno applicato il suo modello ai cliché televisivi. Ma è opportuno ricordare che non sempre chi alza la voce ha ragione. Si dice, infatti, che l’acqua cheta faccia molto più effetto. Ma finché saremo vittime dei social e del ‘caps lock’ (il maiuscoletto che indica un tono di voce più alto), sembra non esserci speranza. ‘Chi mena prima, mena due volte’, dicono. Ma l’aggressività televisiva è il sintomo di come il popolo italiano sia pieno di manifestanti da salotto.

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