Trump grazia il generale Flynn, scontro totale tra repubblicani e democratici

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La decisione del presidente, che nei prossimi giorni si prevede grazi altri suoi associati condannati in questi anni e probabilmente anche sé stesso, ha riaperto lo scontro politico

Trump grazia Flynn e il mondo politico torna in tumulto. Non bastasse il tentativo ancora in corso di sovvertire il risultato delle elezioni dello scorso 3 novembre, il presidente uscente ha usato i propri poteri per graziare il suo ex National Security Adviser, che aveva ammesso di aver intrattenuto contatti vietato con membri del governo russo durante e dopo le elezioni del 2016, e si prepara a graziare anche gli altri associati condannati nel corso di questi anni e, secondo molti esperti, anche sé stesso, per evitare i procedimenti che potrebbero attenderlo quando non sarà più presidente.



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Trump grazia Flynn e i repubblicani applaudono

La decisione con cui Trump grazia Flynn ricompensando, secondo buona parte di media ed esperti, l’ex generale che si faceva pagare dalla Turchia mentre era Nationa Security Adviser della Casa Bianca per il proprio silenzio. Nonostante l’ammissione del proprio ruolo nei contatti illegali con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti e il suo ruolo di testimone cooperativo nell’indagine dello special counsel, Robert Mueller, sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016, Flynn ha infatti sempre evitato ogni riferimento al presidente e al suo staff rimanendo l’unico membro della Casa Bianca accusato da Mueller e diventando una sorta di simbolo della congiura del “deep state” contro Trump nel mondo dell’estrema destra americana. Anche per questo buona parte dei senatori e dell’establishment repubblicano ha applaudito la scelta di Trump, condannata invece da media e osservatori indipendenti, oltre che, ovviamente, dai democratici.



Trump grazia Flynn: la rabbia dei democratici

La notizia che Trump grazia Flynn ha invece fatto infuriare i democratici, guidati dal deputato della California Adam Schiff, che ha condotto l’accusa nel processo di impeachment al presidente uscente e ha condannato la scelta della Casa Bianca.

Una condanna condivisa da senatori e membri del partito, ma anche da commentatori esterni come l’ex senior advisor del presidente Barack Obama, David Axelrod, o membri della stampa che hanno denunciato la gravità del fatto che il presidente grazi propri collaboratori che potrebbero aver coperto il suo ruolo in attività illegali comprovate.