Mondo cripto: quante truffe negli ultimi 10 anni?

L'analisi degli esperti di Criptovalute24

03/07/2021 di Redazione

Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom di investimenti sulle criptovalute, una tecnologia innovativa e senza dubbio molto intrigante. Le soluzioni blockchain sono sempre più diffuse e utilizzate da privati, aziende ed enti, oltre ovviamente ad essere asset particolarmente apprezzate per la speculazione finanziaria, sia da parte degli operatori istituzionali che soprattutto dagli investitori retail.

Eppure il mondo crypto è un comparto estremamente complesso e ancora poco conosciuto, un aspetto che ha permesso ad alcuni truffatori di mettere a segno delle frodi eclatanti. A fare luce sulle ombre del settore criptovalutario ci ha pensato uno studio realizzato dagli esperti di criptovalute24.com, portale d’informazione sul trading online e gli investimenti, con un lungo lavoro di raccolta di dati e informazioni che ha portato alla pubblicazione del report “10 anni di truffe con le criptovalute”.

Si tratta di un resoconto dettagliato sulle maggiori truffe di criptovalute avvenute nell’ultimo decennio, dal quale emerge come sia fondamentale investire con la massima prudenza sulle monete digitali. I raggiri più clamorosi hanno raggiunto cifre davvero elevate, colpendo gli ignari investitori con stratagemmi più o meno strutturati. Le frodi crypto vanno dal lancio di monete digitali inutili, realizzate appena per raccogliere fondi in modo disonesto, fino ai finti attacchi hacker e agli schemi piramidali.

Quali sono state le maggiori crypto-truffe nella storia delle criptovalute?

Dallo studio a cura di Criptovalute24 emerge come la truffa più grande nella storia criptovalutaria sia stata quella legata a Mt. Gox, con la quale sarebbero stato sottratti crypto asset per un controvalore odierno di oltre 25 miliardi di euro. Questa piattaforma era l’exchange più importante per la compravendita di Bitcoin nel periodo 2010/2014, un progetto realizzato da Jed McCaled e ceduto un anno dopo all’imprenditore Mark Karpeles.

Il portale arrivò a gestire circa il 70% delle transazioni con BTC, raggiungendo un successo e una notorietà unici all’interno del mondo criptovalutario. Tuttavia nel 2014 l’azienda fu costretta a dichiarare bancarotta, dopo la scoperta di aver perso oltre 850 mila Bitcoin, dei quali appena 200 mila vennero recuperati. Qualche anno fa Karpeles è stato condannato a 30 mesi di prigione dal Tribunale di Tokyo, con una pena sospesa di 4 anni per manipolazione dei dati finanziari.

L’altra grande truffa criptovalutaria è stata architettata da Ruja Ignatova, soprannominata dai media la cryptoqueen. La dottoressa bulgara mise insieme un sistema piramidale di proporzioni gigantesche, uno schema Ponzi basato sulla pseudo criptovaluta OneCoin. Questo crypto token venne lanciato nel 2015 dalla Ignatova, affascinando migliaia di investitori entusiasti e arrivando perfino a vincere premi e riconoscimenti.

OneCoin veniva promossa come la nuova alternativa a Bitcoin, una criptovaluta rivoluzionaria che avrebbe cambiato il mondo crypto. Purtroppo la moneta digitale altro non era che una criptovaluta truffaldina, senza nemmeno una vera e propria tecnologia blockchain, sulla quale era stato creato un complesso sistema di marketing multi-level. Nel 2017 la Ignatova sparì letteralmente dalla scena, gettando gli investitori nel panico e smascherando di fatto la truffa, causando un pregiudizio stimato in oltre 12,3 miliardi di euro.

Bitgrail: la truffa italiana delle criptovalute

Una delle più imponenti truffe criptovalutarie chiama in causa anche il nostro Paese, infatti dall’analisi di Criptovalute24.com è stata riportata alla luce la vicenda Bitgrail. Considerata la più grande crypto-frode europea, la piattaforma exchange fondata da Francesco Firano causò nel 2018 un danno di oltre 120 milioni di euro, colpendo più di 230 mila clienti.

Il motivo fu un ipotetico attacco hacker, con il quale sarebbero state sottratte dal sito migliaia di monete digitali, evento che fu lasciato nel silenzio mentre il sito continuava ad attirare nuovi investitori.

Le altre grandi truffe sulle criptovalute: Bitconnect e Quadriga CX

Una truffa importante fu anche quella di Bitconnect, in cui venne usato il trucco di una falsa ICO, ovvero un’offerta pubblica iniziale ma incentrata sulla realizzazione di una nuova criptovaluta. La raccolta fondi portò il progetto Bitconnect a raggiungere un valore di oltre 2 miliardi di euro, ad ogni modo meno di un anno dopo il lancio il crypto token fu rimosso dagli exchange, perciò l’intera tecnologia perse immediatamente tutto il suo valore finanziario.

Una frode da quasi 200 milioni di euro fu invece quella di Quadriga CX, venuta alla luce con la morte nel 2018 del CEO Gerald Cotten. La piattaforma di trading operava infatti senza nessun tipo di licenza, utilizzando uno schema Ponzi per appropriarsi indebitamente delle criptovalute dei clienti, ai quali venivano mostrati dati falsi sui propri portafogli crypto. Dopo il decesso di Cotten la società fu costretta a dichiarare bancarotta, portando alla luce l’ammanco di monete digitali, mentre Ernst & Young che si occupò del fallimento riuscì a recuperare appena 30 milioni di asset.

Cosa imparare da queste truffe criptovalutarie?

Mt. Gox, OneCoin, Quadriga CX e Bitgrail possono fornire importanti insegnamenti, per aiutare chi desidera investire sulle criptovalute a farlo in modo sicuro. In questo caso è indispensabile studiare in modo approfondito il settore e le tecnologie blockchain, non cercare facili guadagni per non cadere in schemi piramidali e rivolgersi solo ad operatori seri e affidabili.

Inoltre valgono sempre i consigli classici per investire in sicurezza, quindi è essenziale diversificare, gestire con cautela il capitale e non investire appena sull’onda dell’entusiasmo o dell’ultima novità del momento.

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