Travaglio e la valutazione oggettivamente soggettiva del governo Draghi

Un controsenso nell'incipit dell'editoriale pubblicato sull'edizione odierna del Fatto Quotidiano

04/02/2021 di Enzo Boldi

Dopo la definitiva caduta del governo guidato dal camaleontico (per via dei colori delle maggioranze che lo hanno appoggiato in questo biennio abbondante a Palazzo Chigi) in tanti attendevano il commento ufficiale di Marco Travaglio sul governo Draghi. Oggi, in prima pagina sull’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano, il direttore ha assicurato che il suo giornale giudicherà l’eventuale (e probabile) esecutivo guidato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea come fatto con tutti gli altri. Ma i criteri citati dal giornalista sembrano essere un po’ troppo contraddittori.

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«Se nascerà, il governo Draghi sarà giudicato dal Fatto come tutti gli altri: ne valuteremo maggioranza, ministri e scelte in base alle nostre convinzioni, senza pregiudizi né positivi né negativi, non avendo nulla da guadagnare né da perdere». Questo l’incipit dell’editoriale firmato da Marco Travaglio. Insomma, l’eventuale esecutivo guidato dall’ex Presidente della BCE sarà valutato oggettivamente, ma i criteri si baseranno sulle convinzioni dei giornalisti (e della linea editoriale) del giornale. Insomma, una valutazione oggettivamente soggettiva.

Travaglio sul governo Draghi e il compito dei giornalisti

Il direttore de Il Fatto Quotidiano prosegue, poi, citando il curriculum vitae dell’incaricato da Sergio Mattarella per formare un governo «di altro profilo» e sottolinea come, secondo lui, fino a questo momento Mario Draghi abbia un profilo di altissimi livello come banchiere, ma per quel che concerne il livello politico (e il suo spessore) deve ancora dimostrare tutto. Ma Travaglio sul governo Draghi mostra parole al fiele anche nei confronti del Presidente della Repubblica.

Il Mattarella «Napolitanizzato»

«Ha gestito la crisi, come tutta la sua presidenza, da arbitro imparziale: l’opposto di Napolitano. Ma con due eccezioni, segno di una fragilità che nelle emergenze lo porta a perdere la bussola e a compiere decisioni avventate al limite della temerarietà. Cioè a napolitanizzarsi. Accadde nel maggio 2018 quando, visto il nome dell’innocuo professor Savona nella lista dei ministri del Conte-1, mandò a casa la maggioranza gialloverde che univa i due vincitori delle elezioni e incaricò tal Cottarelli, mai citato da alcuno nelle consultazioni. È riaccaduto l’altra sera, quando ha convocato Draghi senza che nessun partito gliel’avesse chiesto».

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