Mediterranea corregge in rosso l’articolo di Travaglio sul caso Sea Watch

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L'editoriale del direttore del Fatto Quotidiano ieri aveva fatto molto discutere

Ha fatto molto discutere l’editoriale pubblicato nella giornata di ieri da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Il direttore della testata, infatti, già molto severo con Carola Rackete e sul suo comportamento in occasione della forzatura del primo blocco nelle acque territoriali di Lampedusa, ha messo sulla bilancia gli aspetti positivi dello sbarco della Sea Watch 3 e quelli negativi. Sul primo piatto della bilancia c’è stata soltanto la circostanza di aver salvato vite umane. Tuttavia, Travaglio ha lasciato trasparire perplessità sulla buona fede delle ong che si trovano sempre nel punto giusto al momento dei salvataggi in mare e ha elencato tutte le scorrettezze che, secondo lui, la nave della non governativa tedesca battente bandiera olandese avrebbe commesso.



Travaglio e l’editoriale sulla Sea Watch: le correzioni di Mediterrane

Secondo Travaglio, Carola Rackete se ne sarebbe infischiata della regola del porto sicuro più vicino, individuato – secondo il direttore del Fatto Quotidiano – a Malta o in Tunisia e che non avrebbe tenuto conto della sentenza negativa della Corte Europea di Strasburgo sul caso dei 43 migranti della Sea Watch.

Mediterranea Saving Humans, l’associazione italiana che si occupa – in maniera simile rispetto alla Sea Watch – di salvare le vite nel Mediterraneo attraverso la navigazione della Mare Jonio, ha voluto puntualizzare alcune cose in un tweet, rispetto all’articolo di Travaglio, evidenziando in rosso quelli che secondo l’associazione sono errori commessi dal giornalista nella sua ricostruzione.



Le parole di Mediterranea

«Le navi della società civile – scrive Mediterranea – si trovano sempre nel posto giusto al momento giusto perché il mare è pieno di piccole imbarcazioni che affondano nel silenzio. Se l’allusione è alle connivenze con i trafficanti, andrebbe fatta esplicitamente in modo da permettere agli interessati di querelare». Sulla questione del porto sicuro più vicino, Mediterranea puntualizza: «La Tunisia non è dotata di centri di prima accoglienza, né ha mai implementato un sistema che garantisca il diritto d’asilo. Il porto sicuro più vicino dal luogo del salvataggio è Lampedusa, non Malta».

Infine, l’ultima precisazione sulla sentenza della Corte Europea di Strasburgo: «Ha ritenuto che la giurisdizione in Italia fosse in quel momento dubbia e non è in nulla entrata nel merito delle azioni della capitana Carola. Ha altresì disposto che l’Italia prestasse assistenza alle persone a bordo».