È ancora presto per tirare le somme, ma l’atteggiamento dell’azienda di Cupertino sembra essere più propositivo e rispettoso rispetto a quello mostrato da altre aziende dell’ecosistema Tech che hanno sviluppato e stanno sviluppando prodotti e strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Perché sarebbe in corso una trattativa tra Apple e diversi grandi editori per cercare di arrivare a un accordo commerciale: soldi in cambio della possibilità di inserire nel proprio dataset i contenuti protetti da copyright al fine di addestrare la propria AI.
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La notizia di questo tavolo aperto è stata data dal New York Times, la stessa testata che ieri – mercoledì 27 dicembre – ha citato in giudizio OpenAI con l’accusa di aver violato il copyright dei suoi contenuti digitali per addestrare il suo chatbot ChatGPT. In attesa di scoprire come andrà avanti questa causa e quali effetti avrà (saranno riflessi globali e non limitati al caso specifico), l’atteggiamento di Apple sembra essere differente. Partendo da un punto focale: l’azienda di Cupertino è indietro, rispetto alla concorrenza, sullo sviluppo di una propria AI evoluta. Perché se Siri è stato il primo sistema che, per molti versi, ha rappresentato l’incontro dell’essere umano con l’intelligenza artificiale, i concorrenti (vecchi e nuovi) hanno fatto passi da giganti lasciando Apple al palo.
Questo, però, sembra essere figlio di un atteggiamento più etico. Perché la trattativa Apple-editori non è postuma alla creazione di un’intelligenza artificiale proprietaria. Ovviamente a Cupertino si lavora da tempo su questi nuovi sistemi AI, ma nulla è stato ancora lanciato sul mercato. Anche in assenza di conferme ufficiali (da parte di tutte le parti coinvolte), è nota l’intenzione di Tim Cook di realizzare una piattaforma basata sulle notizie. E il pensiero è quello di creare una sorta di aggregatore basato su news scritte e pubblicate sulle principali testate internazionali. Per farlo, si dovrebbe utilizzare proprio l’intelligenza artificiale.
Secondo quanto riportato dal NYT, Apple avrebbe aperto il proprio tavolo a diversi editori, ma si tratta solo dei primi passaggi di un disegno che dovrebbe essere molto più ampio:
«Condé Nast, editore di Vogue e The New Yorker; Notizie della NBC; e IAC, che possiede People, The Daily Beast e Better Homes and Gardens».
Questi i primi coinvolti. Alcuni di loro si stanno ancora leccando le ferite dei vecchi accordi commerciali presi con aziende Big Tech (come Meta). L’atteggiamento delle grandi aziende tecnologiche, infatti, ha penalizzato – e non di poco – l’informazione online a causa di algoritmi che all’inizio sembravano premiare alcuni modelli di giornalismo e poi hanno rivelato la vera faccia della medaglia. Sfruttati, spremuti e poi gettati via (basti pensare al progetto Instant Article). L’emblema della spremuta di arance: raccolte nel pieno della maturazione, spremuti della loro polpa e buttati via quando è rimasta solamente la buccia. Per questo non è detto che la trattativa Apple-editori potrebbe portare a un concreto accordo commerciale (si parla di un piano pluriennale con singoli contratti del valore di circa 50 milioni di dollari). Dall’altra parte, però, potrebbe essere premiato l’atteggiamento di Cupertino: chiedere prima di prendere tutto il prendibile senza permesso.