Torino, maglia nera per l’inquinamento. Ma questo giardino verticale potrebbe essere un antidoto allo smog

A Torino è “spuntato” un enorme giardino verticale di 150 metri quadri. Circa 4mila piante che, oltre a trasformare piacevolmente questo angolo della città, funzionano anche come un potente muro anti smog capace di assorbire il particolato e le sostanze tossiche nell’aria. Caratteristica da non sottovalutare in un periodo in cui Torino appare pericolosamente in cima alla classifica delle città più inquinate d’Italia.

Il progetto: un enorme giardino verticale a due passi dall’università di Torino

Il giardino verticale è stato realizzato su una delle pareti del complesso Aldo Moro – che si trova a pochi metri dalla facoltà di Lettere e Filosofia e dalla Mole Antonelliana – interessato in questi anni da un grande progetto di riqualificazione voluto dall‘Università di Torino. «Si tratta di un insieme armonioso di piante che, invece di crescere su una superficie piana, viene disposto verticalmente», spiega l’architetto Claudio Bobbio, progettista e direttore dei lavori del complesso. Le piante sono state selezionate e disposte nella miglior posizione possibile per la loro crescita e il loro sviluppo dalla ditta torinese Naturart, grazie a un innovativo sistema chiamato decorwall, che permette la crescita delle piante su pannelli di tessuto, sfruttando le tecniche dell’idrocoltura con un basso consumo.

giardino verticale torino
Il giardino verticale di Torino

Ecco come si costruisce un giardino verticale

«Il modulo è costituito da un pannello in legno impermeabilizzato sostenuto da una struttura distanziata dalla parete e capace di garantirne la ventilazione e l’impermealizzazione», spiega Bobbio. Al pannello sono poi stati aggrappati tessuti come il feltro, adatti alla sopravvivenza delle piante grazie alla loro capacità di trattenere l’acqua e i concimi. «Abbiamo creato delle tasche, e al loro interno abbiamo inserito un po’ di terriccio e le diverse specie di piante», racconta Simone Villa, uno dei due fondatori di Naturart. L‘impianto di irrigazione è automatizzato: una diramazione di tubicini si intreccia ai tessuti bagnando le singole tasche. «Ma la grande novità è l’impianto di fertilizzazione» assicura Simone Villa. L’impianto è formato da un serbatoio disposto sul tetto dal quale, attraverso un dosatore, si immettono i concimi nella linea idrica.

Ma il giardino verticale può essere d’aiuto alla battaglia contro lo smog?

Per la realizzazione del giardino verticale sono state utilizzate 29 specie diverse di piante – erbacee perenni e arbusti – che nell’arco dell’anno regaleranno ai passanti un arcobaleno di colori diversi. Un vero e proprio quadro vegetale in perenne trasformazione. Ma non solo. Come si diceva oltre al lato estetico, è importante mettere l’accento sull’impatto ambientale di questo progetto.

giardino verticale torino
il giardino verticale di torino in piazza aldo moro

«Il giardino verticale esterno crea una sorta di seconda pelle all’edificio permettendo di risparmiare energia e di ridurre i costi di gestione dell’immobile, oltre a permettere un abbattimento acustico dei rumori del traffico urbano», spiega Claudio Bobbio. Durante l’estate le pareti solitamente si surriscaldano alzando le temperature interne degli edifici e aumentando, di conseguenza, il consumo e i costi dell’energia utilizzata per i sistemi di climatizzazione. «Con un giardino verticale esterno, invece, si riduce notevolmente il surriscaldamento delle pareti e di conseguenza la temperatura interna che, grazie alla camera di ventilazione tra la parete dell’edificio e il pannello vegetale, può essere ridotta fino a 15 gradi ottenendo un notevole risparmio energetico», assicura Bobbio.

I giardini verticali migliorano inoltre la qualità dell’aria: le piante, si sa, sono dei filtri naturali capaci di assorbire sostanze tossiche e abbattere le polveri. «Attraverso il processo della fotosintesi si riduce l’anidride carbonica e si rilascia  ossigeno». E non finisce qui. «I giardini verticali danno la possibilità di creare delle aree verdi anche dove palazzi e cemento non lo permetterebbero, come nel centro di Torino – sottolinea Simone Villa – Se non fosse stata riempita di piante, la facciata della palazzina Aldo Moro sarebbe stata di semplice mattoni, come centinaia di altri palazzi».

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