Sea Watch, Toninelli e i diversamente minorenni di 16 anni: non è vero che stanno tutti bene

Ci sono le leggi e c’è la prassi, ci sono i fatti e ci sono le inesattezze. Che, se pronunciate da un rappresentante delle istituzioni, sono particolarmente gravi. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, in un’intervista al Corriere della Sera sulla situazione a bordo della Sea Watch, ha affermato: «Sulla nave le condizioni di salute sono buone, comprese quelle dei minori. Quasi tutti sedicenni. È lo stesso comandante ad averlo affermato, rifiutando il nostro intervento medico e dicendo di avere già personale sanitario a bordo».

Toninelli e le dichiarazioni inesatte sui minori della Sea Watch

Partiamo dal primo assunto. Che tu abbia 16 anni o che tu ne abbia 10, sei sempre un minore. Devi essere trattato da minore, anche se la legge prevede delle fattispecie specifiche in alcuni casi eccezionali. Il minore emancipato può stipulare alcuni contratti giuridici (compreso il matrimonio) una volta compiuti i 16 anni di età. Ma si tratta di situazioni del tutto particolari e che si scontrano con la realtà dei fatti dei migranti a bordo della Sea Watch.

Tanto più, che questi minori sono non accompagnati e – quindi – sottoposti a una procedura giuridica ben delineata dall’art. 3 della legge 47/2017. «In nessun modo – recita la legge – può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati». Non si capisce, dunque, perché il fatto di essere sedicenni possa rappresentare una sorta di minimizzazione della situazione di ragazzi che stanno vivendo una situazione di disagio.

Toninelli, che è padre, pensi ai nostri sedicenni. A tutte le loro debolezze. Ai tanti problemi in cui devono essere aiutati, nonostante vivano in una società attrezzata e moderna. Pensi a loro e paragoni la loro situazione a quella dei minori sulla Sea Watch. Che, in alcuni casi, 16 anni nemmeno ce li hanno.

L’elenco dei minori presenti sulla Sea Watch e la loro età

Ecco la prima inesattezza dichiarata dal ministro al Corriere della Sera. I ragazzi a bordo della Sea Watch sono 13. Il più piccolo di loro ha 14 anni. L’elenco dei minori sull’imbarcazione della ong tedesca è così composto: M.B., sedici anni appena compiuti e arriva dal Senegal, B.B. che ha diciassette anni, anche lui del Senegal. M.J. ha sedici anni e viene pure dal Senegal. E poi S.B., che ha diciassette anni e arriva dalla Guinea Conackry; A. F., anche lui della Guinea, 16 anni; M.T.D. 16 anni ed è della Guinea. Il più piccolo, come si diceva, è il quattordicenne M.T.D. del Senegal. E poi, S.B. che deve fare a maggio diciassette anni ed è della Guinea; O J.Z. 16 anni della Guinea, I.T. suo coetaneo e suo connazionale; M.D. 17 anni del Senegal; H.M. sudanese di 16 anni, infine M.F. D. 16enne anche lui della Guinea.

Come stanno davvero i minori definiti «in buone condizioni» da Toninelli

La seconda inesattezza riguarda il fatto che le loro condizioni di salute siano buone. Se, in apparenza, nonostante le difficoltà di trovarsi su una nave che ha – tra migranti e personale – 70 persone a bordo e che ne potrebbe trasportare al massimo una ventina, i minori non presentano patologie. Ma dal punto di vista psicologico la situazione è devastante. Certo, questo non può affermarlo il ministro Toninelli, che sulla Sea Watch non ci è salito e che non ha le competenze mediche per poterlo affermare. Ma può dirlo senz’altro il dottor Gaetano Sgarlata, lo psicologo che è salito a bordo della nave insieme a una delegazione di parlamentari. È lui ad aver utilizzato la parola ‘devastante’ riferendosi alle condizioni di salute dei minori: «Ho sentito 5 minori – ha affermato -, è penoso vederli in questa situazione con la paura di essere riportati in Libia». Anche perché continuano a stare a contatto con persone che hanno subito torture di ogni tipo e che continuano a raccontare la loro storia di vessazioni e di privazioni.

Non esistono diversamente minori. Non è per il fatto che hanno «quasi tutti 16 anni» che meritano di essere trattati in maniera differente rispetto ai sedicenni d’Italia e del mondo. L’unica cosa che li contraddistingue è il fatto di aver visto molto più dolore di qualsiasi loro coetaneo.

FOTO: ANSA/ MARCO COSTANTINO

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