A Spotify viene chiesto conto dell’efficacia delle sue nuove regole contro la disinformazione
La lettera formale arriva da Thomas DiNapoli, massimo funzionario delle pensioni nello stato di New York, che chiede di sapere come Spotify sta gestendo i contenuti
07/02/2022 di Ilaria Roncone
L’attenzione attorno a Spotify non si attenuta e stavolta a chiedere conto del lavoro che la piattaforma sta facendo è stato Thomas DiNapoli, massimo funzionario delle pensioni nello stato di New York. Da lui arriva una richiesta esplicita per Spotify, quella di fornire dettagli sull’efficacia delle sue nuove regole sui contenuti; la piattaforma di streaming musica, infatti, dopo il caso Joe Rogan ha promesso una maggiore trasparenza rispetto alla gestione dei contenuti e tutta una serie di cambiamenti per gestire la disinformazione.
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La lettera di Thomas DiNapoli all’ad di Spotify
Thomas DiNapoli, controllore dello stato di New York, supervisiona i fondi pensione che detengono azioni di Spotify e proprio in virtù di questo ruolo ha inviato una lettera all’amministratore delegato Daniel Ek chiedendo conto dell’efficacia delle nuove norme rispetto a casi di denuncia di contenuti come quelli di Rogan relativi ai vaccini. In particolare, i fondi pensione supervisionati da DiNapoli al 31 dicembre detenevano azioni Spotify per un valore di 41 milioni di dollari guadagnando il titolo di 73esima più grande partecipazione della società.
Reuters, che ha potuto visionare la lettera, afferma che Spotify viene esortato a fornire dei meccanismi agli utenti il più possibile semplici per segnalare i contenuti che potrebbero violare le regole. Viene anche esplicitamente richiesto di chiarire in che moso il consiglio di amministrazione supervisiona la questione. La richiesta arriva non solo per la questione Rogan, scoppiato dopo che Neil Young ha deciso di lasciarla, ma anche per tutta una serie di materiale razzista e antisemita presente sulla piattaforma. «Come abbiamo visto con altre aziende di tecnologia e media che ospitano o pubblicano contenuti – si legge nella lettera di DiNapoli – il fallimento nel moderare con successo i contenuti sulle piattaforme di un’azienda può portare a vari rischi reputazionali, normativi, legali e finanziari».
Spotify, che non ha risposto alla richiesta di commento della lettera fatta da Reuters, finora ha annunciato «regole di piattaforma contro contenuti che incitano alla violenza o all’odio verso una persona o un gruppo di persone sulla base di razza, religione, identità di genere o espressione» andando a contrassegnare gli episodi di Rogan che parlano di Covid con un’etichetta. Rogan, dal canto suo, ha promesso un maggiore equilibrio nel suo podcast.