Disinteresse o necessità di trovare uno spiraglio di pace?

Quasi tutti i telegiornali perdono moltissimi telespettatori: rispetto a quando è iniziata la guerra, negli ultimi giorni i cittadini girano canale

20/03/2022 di Martina Maria Mancassola

Tg in calo. I telespettatori decidono di cambiare canale preferendo i programmi di intrattenimento rispetto alle immagini cruente della guerra in Ucraina. Almeno così dicono i dati. Che sia assuefazione o necessità di vivere sereni, i telespettatori, dopo tre settimane di guerra e di immagini e video sanguinolenti, di visi su cui è dipinto il dramma di chi ha visto morire parenti o, comunque, persone, decidono di spegnere il televisore o di cambiare canale, abbandonando le notizie cruente dei telegiornali e dandosi ai programmi leggeri, di intrattenimento o simili.

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Tg in calo: i telespettatori, in questi ultimi giorni, preferiscono i canali di intrattenimento rispetto alle notizie sulla guerra

Il professore Francesco Siliato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi di Cultura dei Media al Politecnico di Milano, ha analizzato i dati degli ascolti tv nel periodo tra il 24 febbraio – giorno di scoppio della guerra russo-ucraina – ed il 16 marzo e, secondo quanto riportato dai grafici, i principali telegiornali del nostro paese registrano un netto calo di attenzione da parte degli fruitori dei loro servizi. In media, nella prima metà del mese, sono stati registrati 400mila (precisamente 397mila) spettatori in meno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per l’edizione tg dell’ora di pranzo. Il dato crolla nell’appuntamento della sera con una riduzione media di 650mila spettatori rispetto allo stesso periodo del 2021. Giovedì 10 marzo, per esempio, il Tg1 delle 13.30 veniva da 3 milioni e 357mila telespettatori, con uno share del 23,4%, mentre lo stesso giorno del 2021 i telespettatori erano 3 milioni e 696mila con uno share del 24%. Allo stesso modo per l’appuntamento serale: nel 2022 vengono registrati 5 milioni e 431mila spettatori con uno share al 23,8%, mentre nel 2021 erano 6 milioni e 211mila (con uno share del 24,7%). Questo trend in diminuzione vale per tutti i principali telegiornali italiani.

Non pare questa, però, una notizia inaspettata, se si pensa che ognuno di noi, dopo più di due anni di pandemia – evento che nessuno si sarebbe mai aspettato e che ha cambiato le abitudini di tutte le persone -, ha l’esigenza sfrenata di «tornare alla normalità». Parlare di un ritorno alla normalità, forse, è ancora eccessivo, ma certamente ognuno di noi sta tentando di creare una «nuova» normalità. Le abitudini sono cambiate, il modo di lavorare altrettanto, abbiamo sperimentato la solitudine e l’importanza della tecnologia. Ecco, dopo due anni di restrizioni e preoccupazioni, di scene terribili trasmesse dai telegiornali – si ricordi la lunga scia di carri armati che trasportavano centinaia di bare fuori dalla città di Bergamo, il cui cimitero era diventato saturo di decessi -, l’ultima cosa che ci si aspettava era quella di vedere ancora morte. La guerra, dunque, interviene in un momento storico molto delicato, dopo un lungo periodo che ha messo a dura prova la psiche di tutti, l’ordine delle famiglie, che ha incrementato gli episodi di violenza domestica e di intolleranza, ed è evidente che i telespettatori non hanno più alcuna volontà di continuare ad assistere a tragedie. In quanto evento inaspettato, i cittadini di tutta Italia sono rimasti incollati al televisore nei primi giorni di guerra, mentre ora abbandonano la visione dei servizi dei telegiornali preferendo programmi più leggeri. Tra l’altro, i nostri telefoni ricevono quotidianamente centinaia di notifiche e flash news e, quindi, non è nemmeno sufficiente spegnere la tv per scrollarsi di dosso un po’ di pesantezza. Non si parla più di Covid, in questi giorni, per esempio, tra l’altro in aumento, né di episodi di violenza su donne, bambini e omosessuali che, purtroppo, ogni giorno interessano la nostra realtà su tutto il territorio nazionale. Forse, ricominciare a parlare anche di altri eventi, magari trovando delle belle storie da raccontare e condividere, porterebbe riavvicinare il telespettatore alla televisione e ai programmi di attualità, politica e informazione.

Trascorrere la giornata davanti a notizie di guerra e morte non può non avere ripercussioni sull’umore e sull’energia di ciascuno di noi. Si arriva ad un certo punto in cui è necessario porre un limite, per sopravvivere. Recuperare un dimensione interiore di leggerezza, che sia data da un programma di intrattenimento, da un film o da una serie popolare, è ciò di cui le persone hanno bisogno in questo momento, e i dati lo confermano. Il giusto equilibrio, la giusta dose di informazione ed emotività, affinché la seconda non sia sopraffatta dalla prima.

Foto IPP/Gioia Botteghi

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