Testimone di Geova muore per aver rifiutato la trasfusione, i figli esultano: «Brava!»
30/09/2019 di Gaia Mellone
«Sono triste e contemporaneamente incazzato nero». Con queste parole si riassume il pensiero espresso da un medico su Facebook, che ha sfogato la sua frustrazione dopo aver perso una paziente affetta da gastrite. Non per un errore medico, non per una casualità del destino, bensì per un credo religioso: la donna era infatti testimone di Geova e per questo ha rifiutato la trasfusione, condannandosi a morire. «I figli ed i parenti solidali con lei. Ho fatto di tutto. Mi sono scontrato con tutti i familiari ma… nulla» ha scritto il dottor Gianfausto Iarrobino sul suo profilo sul social network.
Testimone di Geova muore per aver rifiutato la trasfusione, i figli esultano: «Brava!»
«Sono trent’anni che faccio il chirurgo ed è la prima volta che rimango impotente contro una decisione drastica di una mia paziente che per motivi religiosi rifiuta le cure e muore» ha scritto il primario della chirurgia dell’ospedale di Piedimonte Matese (Caserta), Gianfausto Iarrobino, raccontando di aver perso la sua paziente per motivi religiosi. La donna, una pensionata di circa 70 anni, stava avendo una emoraggia per via di una gastrite: per questo i medici volevano procedere con la trasfusione, ma per non infrangere il proprio credo la donna ha rifiutato, condannandosi così alla morte. «Mi chiedo – scrive ancora il dottore – : 1) come può una religione ancora oggi permettere un suicidio 2) come è possibile che io deputato per giuramento a salvare le vite umane, sia stato costretto a presenziare e garantire un suicidio assistito?». La decisione della donna è invece stata fortemente supportata dai figli che «si sono esaltati dicendo: “mamma sei stata grande, hai dato una lezione a tutti i medici ed a tutto il reparto”» scrive ancora il dottor. Iarrobino. Sembra inoltre che proprio i figli stiano accarezzando l’idea di sporgere denuncia contro i medici perché «non l’hanno saputa curare». Nelle loro dichiarazioni riportate da La Stampa, si legge che i figli della deceduta accusano i medici di non aver «nemmeno fatto indagini strumentali che permettessero di trovare il luogo esatto dell’emorragia così da fermarla il prima possibile» limitandosi «a chiedere insistentemente di praticare l’emotrasfusione». «Ma a cosa sarebbe servita se il problema di fondo era la perdita di sangue? Le hanno dato farmaci per alzare l’emoglobina solo alla fine dietro nostra insistenza» hanno concluso.
Oggi sono triste e contemporaneamente incazzato nero. Una paziente è venuta meno nel mio reparto perché ha rifiutato…
Gepostet von Gianfausto Iarrobino am Freitag, 27. September 2019
(Credits immagine di copertina: Pixabay License)