Telegram difende la privacy dei suoi utenti. Bloccato in Russia

Il Roskomnadzor, l’autorità per le telecomunicazioni russa, ha avviato le procedure per bloccare Telegram in Russia.

Le operazioni stanno partendo in conformità con la sentenza di venerdì scorso della corte Tagansky. Telegram non ha fornito ai servizi di sicurezza le chiavi per decrittare i messaggi dei suoi utenti. Una tutela della privacy che adesso gli sta costando il ban nell’intera nazione. A comunicare la decisione del blocco è stata la stessa autorità con una nota. Il Roskomnadzor ha chiesto ai provider di telefonia di attuare il blocco e il suo direttore, Alexander Zharov, ha detto che presto chiederà ad Apple e Google di rimuovere l’app dai loro negozi online. Gli utenti russi segnalano già le prime difficoltà.

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Cosa è successo? Semplicemente la piattaforma ha messo davanti l’interesse dei suoi utenti davanti a una richiesta da parte dei servizi segreti russi.

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, aveva continuato con la sua linea dura spiegando come in questi casi la privacy non deve esser mai messa in vendita.

Secondo i giudici russi Telegram stava operando in contrasto con la legislazione speciale antiterrorismo che consente dal 2016 agli 007 sovietici un controllo molto pesante sulle conversazioni on line dei cittadini. A ricorrere contro l’azienda è stato il Roskomnadzor, simile alla nostra Agcom italiana, sostenendo che la piattaforma fosse usata dai terroristi per la pianificazione di attentati.
La decisione su Telegram è stata presa dopo una udienza lampo di soli 20 minuti.

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