Telegram non poteva agire prima sul giovane che diffondeva messaggi d’odio prima della strage di Kazan?
Aveva aperto un canale qualche giorno prima dell'11 maggio, l'ultimo messaggio questa mattina
11/05/2021 di Gianmichele Laino
Un canale Telegram aperto qualche giorno fa. Sarebbe questa una pista molto concreta per ravvisare segnali, già nelle scorse ore, sulla strage in una scuola a Kazan, dove il numero di vittime – soprattutto minori – è al momento aggiornato a 11 persone (ma il bilancio potrebbe essere destinato a salire nelle prossime ore). Un ex studente dell’istituto n.175 di Kazan (attualmente iscritto all’Università per management di Tisbi), Ilnaz Galjaviev, ha aperto il fuoco e ha dato il via alla devastazione dell’istituto, prima di essere immobilizzato dalle forze dell’ordine. Un evento che, per alcuni, potrebbe non aver rappresentato una novità, questa mattina, alla diffusione della notizia: il giovane, infatti, aveva aperto un suo canale Telegram, all’interno del quale – dopo aver diffuso messaggi d’odio – aveva in qualche modo preannunciato la strage.
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Ilnaz Galjaviev aveva aperto un proprio canale su Telegram
Il canale Telegram si chiamava Бог, Dio in russo. Attivo dal 4 maggio scorso (con alcuni messaggi lanciati già il 6 maggio, quando ancora aveva pochissimi iscritti, circa 14), il canale ha iniziato ad avere numerosissimi followers proprio nelle ore della strage di Kazan. Soltanto a quel punto Telegram è intervenuto, bloccando il canale e, quindi, mettendo uno stop a questa tipologia di pubblicazione.
L’ultima risale a questa mattina, intorno alle 8.3o ora locale. Il ragazzo compare con una maschera (che riporta appunto la scritta Бог) e armato. La didascalia alla foto era piuttosto inquietante: «Oggi ucciderò un’enorme quantità di rifiuti organici, poi mi sparerò». Insomma, una vera e propria anticipazione di quanto accaduto. Lascia davvero perplessi, visto che le pubblicazioni nel canale risalgono anche ad alcuni giorni fa, come non ci sia stata alcuna attività di moderazione che non solo abbia limitato la diffusione del canale stesso, ma che abbia potuto acquisire informazioni utili per le autorità.
Un problema, quello di Telegram, che si riflette in tanti aspetti della vita pubblica (abbiamo più volte parlato delle chat di revenge porn o di pedopornografia) e che pure sembra essere una sorta di zona franca per le autorità, che non sono abbastanza tempestive – né riescono a tener testa a questa grande diffusione di materiale, di chat in chat – nell’affrontare segnalazioni di questo tipo su questo servizio di messaggistica. Un servizio di messaggistica che mette la privacy al primo posto. E che, purtroppo, ha come effetti collaterali anche episodi come questo.