La storia delle tasse sulle vincite da Fantacalcio

I profili normativi e i distinguo tra l'organizzazione amatoriale e quella professionale

28/09/2020 di Enzo Boldi

È il gioco fantasy legato al mondo dello sport più diffuso in Italia. Ogni anno milioni di appassionati indossa le vesti dell’allenatore creando la propria rosa di giocatori da schierare in un campionato virtuale. Si basa sui voti, sui bonus e sui malus. E, alla fine, chi riesce a ottenere più punti in ogni singola giornata vince (c’è chi sceglie il tutti contro tutti e chi opta per le singole giornate, più realistiche), e chi ottiene il maggior saldo tra vittorie, pareggi e sconfitte trionfa e diventa campione scudettato. Ma non è solo un gioco: in ballo ci sono onore (sportivo e da intenditori) e (a volte) anche soldi. Ed è qui che entra in ballo la questione delle tasse sul Fantacalcio e sulle vincite.

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Il tema è stato affrontato da laleggepertutti.it che ha individuato alcune differenze sulle tipologie di vincite. Spesso e volentieri (nella maggior parte dei casi) i fantallenatori hanno un’organizzazione propria: dall’asta per la compravendita di calciatori (a suon di fantamilioni, virtuali) alla gestione delle varie giornate che compongono i campionati. Alcuni utilizzano piattaforme gratuite (al netto di contenuti premium) per gestire la propria lega. Altri, invece, partecipano a campionati organizzati a livello professionale. Ed è proprio su questo tema che si snoda la questione delle tasse sul Fantacalcio.

Tasse sul Fantacalcio, quando la vincita diventa un reddito

Partiamo subito da un aspetto: non c’è alcuna norma fiscale o provvedimento che faccia esplicito riferimento al gioco del Fantacalcio. L’agenzia delle Entrate sottolinea come i giochi di sorte effettuati in ambito «strettamente familiare e privato» non siano «subordinati ad alcuna autorizzazione dell’Amministrazione finanziaria». Insomma, non esiste possibilità di istituire un sostituto d’imposta per emettere la ritenuta. Ovviamente l’eventuale vincita (economica) derivata dal Fantacalcio va inserita nei cosiddetti ‘redditi diversi’ (quelli che contengono tutti i proventi dal gioco organizzato, come i concorsi) «e non è prevista un’esenzione dall’obbligo di dichiararli neppure quando sono occasionali e di piccolo importo».

Il gioco professionale

Il discorso, invece, cambia se si partecipa a un concorso tramite un operatore professionale. Qui viene messa da parte l’organizzazione materiale e, in caso di vincita, lo stesso organizzatore deve emettere la ritenuta che da il via alle tasse sul Fantacalcio (pari al 20%, a crescere in base all’importo vinto) di cui si parla. Insomma, la differenza sta nel sistema organizzativo.

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