Salvini, il taglio dei parlamentari e le elezioni subito: «Lo dice l’articolo 4 della riforma»

13/08/2019 di Enzo Boldi

La notizia è che Matteo Salvini abbia aperto al voto sul taglio parlamentari, andando incontro alla volontà del Movimento 5 Stelle. L’altra notizia è che il tutto potrebbe essere portato avanti nonostante la crisi di governo e la possibilità di elezioni anticipate a breve. Durante il suo intervento in Aula, prima del voto per la calendarizzazione del Senato, il leader della Lega ha detto di voler votare favorevolmente e subito il tagliapoltrone, a patto che il giorno dopo si vada immediatamente al voto. Una mossa che, secondo il ministro dell’Interno, è prevista proprio dalla proposta che sarà votata a Palazzo Madama che conferma l’iter istituzionale, ma lo metterebbe in ghiacciaia in caso di scioglimento delle Camere.

«Votiamo per anticipare il taglio dei parlamentari, si chiude in bellezza e poi per dignità per onestà e coerenza si va subito al voto – ha detto Matteo Salvini dagli scranni del Senato -. Facciamolo la prossima settimana». La proposta rischia di spiazzare il Movimento 5 Stelle, anche se Luigi Di Maio ha apprezzato questa apertura. Lo stesso Salvini, uscito dall’Aula al momento del voto sulla calendarizzazione per parlare con i giornalisti, ha fatot riferimento all’articolo 4 della riforma stessa.

Il taglio parlamentari e lo scioglimento delle Camere

E la mossa, secondo Salvini, è suffragata da quanto scritto proprio sulla riforma costituzionale del taglio parlamentari: «Le disposizioni di cui agli articoli 56 e 57 della Costituzione, come modificati dagli articoli 1 e 2 della presente legge costituzionale, si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla predetta data di entrata in vigore». Questo l’articolo 4 presente tra i documenti della Camera dei deputati.

L’articolo 4 della riforma

La riforma, approvata così come è – e come sarà – supererebbe, il rischio di non poter riportare gli italiani alle urne per via del taglio parlamentari che resta una riforma costituzionale. Solamente che l’iter sarebbe rinviato alla prossima legislatura. Quindi: occorrono tre mesi per l’approvazione finale e definitiva dopo il voto finale del Senato. Questo perché entro 90 giorni c’è la possibilità di chiedere un referendum confermativo, qualora la richiesta sia presentata da un quinto dei componenti di una Camera (o Montecitorio o Palazzo Madama), o da cinque consigli regionali o da 500mila elettori. E questo non basta: la Corte di Cassazione dovrebbe valutare la richiesta entro due mesi. Tempi dilatati che, con l’articolo 4 della riforma, sarebbero superati e rimandati alla prossima legislatura

(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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