Lo switch-off del 20 dicembre: qual è stato il percorso normativo in italia

Il passaggio da Mpeg-2 a Mpeg-4 si ultimerà proprio nelle prossime ore. Un passo, l'ennesimo, verso la vera rivoluzione che ci sarà nel 2023 con il DVB-T2

19/12/2022 di Enzo Boldi

Tutto è partito da una delibera approvata nel 2017 dal Parlamento Europeo. Poi i vari Paesi, compresi l’Italia, hanno avuto tempo e spazio per aggiornare i propri sistemi di trasmissione (e quindi, di conseguenza, di ricezione) televisiva. E ora si è arrivati alla fase finale con lo switch off del 20 dicembre del 2022 che porterà alla completa dismissione della codifica DVBT/MPEG-2 con il passaggio allo standard MPEG-4. Un lungo percorso propedeutico che non rappresenta la tappa finale: la vera rivoluzione, infatti, arriverà nel corso del prossimo anno (il 2023), quando si entrerà ufficialmente nella fase di attivazione dello standard trasmissivo DVBT-2 su tutto il territorio nazionale.

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Cambiano le tecnologie, si modificano gli “apparecchi” di ricezione del segnale. Nel corso degli ultimi anni, quando la televisione digitale terrestre ha soppiantato il vecchio impianto analogico, i cittadini-telespettatori hanno più volte aggiornato la propria strumentazione casalinga. C’è stato il tempo dei “decoder” esterni (che, anche oggi, sono ancora molti utilizzati e sono stati usati anche da chi non ha voluto comprare un nuovo televisore nei precedenti passaggi), quello dei televisori moderni con potenzialità (non solo in termini di qualità di segnale) da Smart TV. Quindi, lo switch off 20 dicembre è una scadenza che gli italiani hanno vissuto già – come effetti – nel passato più o meno recente.

Switch off 20 dicembre, cosa prevede la legge in Italia

All’inizio di questo approfondimento sul piano normativo che ha portato allo switch off 20 dicembre, abbiamo citato che tutto è partito da una normativa approvata dal Parlamento Europeo nel 2017. Si fa riferimento alla Decisione 2017/899 con la quale è stata predisposta la «liberazione della banda 700MHz», con quelle frequenze dedicate alle trasmissioni in 5G. Nel giro di tre anni, questa transizione è avvenuta ed è iniziato anche il passaggio alle nuove tecnologie. E in Italia il tutto è stato gestito con una serie di decreti ministeriali approvati dal Ministero dello Sviluppo Economico – ora rinominato Ministero delle imprese e del Made in Italy -, partendo da quello dell’8 agosto del 2018 in cui si definisce quanto indicato dall’Europa e si mettono i primi tasselli nella ri-assegnazione delle frequenze televisive sul digitale terrestre.

Da MPEG-2 a MPEG-4: il decreto del 21 dicembre 2021

Nuova assegnazione delle frequenze che hanno anticipato il passaggio da MPEG-2 a MPEG-4. Ma le tappe definitive che hanno portato allo switch off 20 dicembre sono arrivate con il decreto ministeriale – firmato dall’allora Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti – dello scorso 21 dicembre 2021. Al suo interno, infatti, vengono spiegate le due tappe principali di tutto ciò, a partire da quella dell’8 marzo 2022 per poi arrivare a quella che si concretizzerà nella giornata di domani. All’interno del testo, è stato scritto:

«Al fine di consentire nel periodo transitorio un uso più efficiente dello spettro, di garantire una maggiore capacità trasmissiva disponibile durante lo spegnimento di reti nelle fasi della transizione, facilitando la stessa e consentendo la continuità di impresa, e di agevolare la migrazione tecnica di un’ampia parte della popolazione verso standard di trasmissione avanzati, a fronte degli effetti sulla diffusione degli apparecchi televisivi dotati delle tecnologie più innovative, è disposta contemporaneamente sull’intero territorio italiano, in una unica data per ragioni tecniche in considerazione della struttura delle reti nazionali, la trasmissione di tutti i programmi dei fornitori di servizi media audiovisivi nazionali almeno con la codifica DVBT/MPEG-4, in data 8 marzo 2022, giorno in cui la maggior parte della popolazione […] è interessata dalle operazioni di refarming delle frequenze. È facoltà dei fornitori di servizi media audiovisivi nazionali trasmettere programmi in simulcast con la codifica DVBT/MPEG-2. I canali generalisti nazionali di cui all’articolo 3 comma 3 dell’allegato A della delibera n. 116/21/Cons dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, destinatari dei numeri di LCN da 1 a 9 e 20, utilizzano la suddetta numerazione per la trasmissione esclusiva con la codifica DVBT/MPEG-4, impiegando per l’eventuale trasmissione dei medesimi contenuti con la codifica DVBT/MPEG-2 numeri di altri archi di numerazione disponibili».

E la scadenza prevista era «entro il 31 dicembre del 2022», quindi tutto è stato rispettato. L’ennesimo passo che, però, non rappresenta la fine del percorso. Perché nel 2023 ci sarà il DVBT-2.

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