Quello stupro risolto per 4.800 euro: ora la Corte UE processa l’Italia

L’Italia è sotto processo in una causa pilota partita da Torino: il nostro stato ritiene legittimo risarcire uno stupro con 4.800 euro. Il caso risale al 2005, quando una 18enne è stata sequestrata e violentata in un casale della Valsusa venendo poi lasciata libera dagli stupratori, che hanno fatto perdere le loro tracce. Dall’Italia le è stato riconosciuto un indennizzo ridicolo: 4.800 euro di risarcimento per i quali la Cassazione ha domandato l’intervento della Corte UE, che si pronuncerà per la prima volta su questa materia il prossimo 2 marzo.

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Stupro risolto con 4.800 euro: il caso

La triste storia di cronaca che ancora non ha avuto fine riguarda una giovane che è stata violentata nel 2005. A quasi 15 anni dall’accaduto quella che ormai è una donna si è vista risarcire dallo Stato Italiano una somma ridicola e offensiva per rimediare a una vita rovinata. I colpevoli sono due connazionali che, nell’ottobre 2005, l’avevano vista ballare in discoteca e avevano deciso di rapirla. Uscita dal locale in compagnia di due amici, lungo la strada i tre sono stati affiancati da un furgone che li ha costretti a fermarsi tagliando loro la strada. I colpevoli sono scesi da quel camioncino e hanno prelevato con la forza la giovane portandola con loro. Gli amici hanno provate a fermarli ma non è bastato. Inseguendoli in macchina mentre chiamavano le forze dell’ordine hanno perso le loro tracce. Portata in un casolare della Valsusa, la ragazza è stata percossa e violentata tutta la notte per poi essere rilasciata la mattina seguente. I colpevoli sono stati identificati ma hanno fatto perdere le loro tracce. Condannati in contumacia a 10 anni, non hanno mai risarcito la vittima.

Vittima di stupro fa caso allo Stato

La vittima di questo terribile episodio ha deciso di fare causa allo Stato Italiano, che verrà giudicato dalla Corte Europea. La causa pilota verrà discussa il prossimo 2 marzo a partire dalla direttiva europea del 2004 secondo cui gli stati membri dovevano creare un sistema di indennizzo per le vittime internazionali di reati violenti commessi nel loro territorio allo scopo di risarcire adeguatamente la vittima. Secondo tale direttiva, come sostengono la vittima e i suoi avvocati, l’Italia le avrebbe dovuto garantire un indennizzo adeguato ed equo, anche considerato che l’identità dei violentatori è rimasta sconosciuta. Vari palleggi tra il Tribunale di Torino e il Governo, che ha fatto appello nel 2012, hanno fatto sì che dei 50.000 euro riconosciuti alla vittima rimanessero solo 4.800 euro. Questa cifra è quella prevista dal nostro paese, l’importo fisso con cui si risarcisce lo stupro.

Dalla Cassazione alla Corte di Giustizia

Dopo una serie di infiniti rinvii la questione è stata rimessa alla Corte di Giustizia. Tocca a loro stabilire se gli indennizzi riconosciuti dal nostro stato per questo e altri casi di stupro sono adeguati secondo la normativa europea del 2004. In merito la Cassazione ha affermato il suo punto di vista: sono somme “irrisorie” e “palesemente non eque“. Con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018 il governo dell’epoca ha confermato il quadro normativo: per lo Stato questa cifra è sufficiente per soddisfare le pretese delle vittime. A processo gli avvocati della vittima affermeranno, invece, che l’Italia e il suo sistema legislativo in merito non hanno rimediato in nessun modo, parlando di “elemosine di Stato” per ottenere le quali la strada è “irta di ostacoli assurdi e vessatori“.

 

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