Stop trivellazioni e Green New Deal: la svolta “verde” di Conte
09/09/2019 di Daniele Tempera
“Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”: affermava Jean Paul Sartre. Una regola applicabile certo alle nostre vite quotidiane, ma anche alla politica. E sarà difficile non ricordare il discorso tenuto oggi alla Camera da Giuseppe Conte, che cerca così la fiducia del Parlamento, come uno dei più ecologisti della nostra storia. E il primo proposito è lo stop all’uso del sottosuolo italiano per l’estrazione di idrocarburi: «Siamo determinati a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. Lo voglio dire chiaramente: chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa nuova norma di legge» ha affermato Conte di fronte a un Parlamento diviso tra applausi e fischi. Un punto importante, irrealizzabile però senza una vera e propria svolta energetica e ambientale.
Green New Deal: una delle parole chiavi del nuovo Governo
E la parola chiave dell’operato del nuovo governo sembra venire da lontano e prefigurare (non si sa bene con quali risorse) una vera e propria svolta. Il Green New Deal è il patto sociale ed economico che, per molta sinistra e per molti ecologisti europei e mondiali, rappresenta il passaggio obbligato verso la sostenibilità ambientale. «Nella prospettiva di un’azione riformatrice coraggiosa e innovativa, obiettivo primario del Governo sara’ la realizzazione di un Green New Deal, che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici” un’esigenza che sembra andare di pari passo con quella dell’equità sociale: «Siamo di fronte a cambiamenti epocali, che impongono, a tutti i livelli di governance, di ripensare modelli economici, sociali e di tutela ambientale, per creare nuove opportunità di sviluppo personale, ridurre le disuguaglianze, fare in modo che altre non si creino in futuro e, conseguentemente, garantire l’equità intergenerazionale, per non compromettere la qualità di vita delle generazioni future».
L’auspicio è poi che il tema della tutela dell’ambiente entri addirittura in Costituzione: «Ci adopereremo affinché la protezione dell’ambiente e delle biodiversità, e auspico anche dello sviluppo sostenibile, siano inseriti tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale». Parole, e impegni, importanti quindi, che designeranno il destino del Governo che, anche sulla credibilità di queste affermazioni, si gioca gran parte della legittimità e della fiducia degli elettori. Perché se ogni parola ha “conseguenze”, i primi che potrebbero approfittarsi di eventuali promesse non mantenute, sono quelli che oggi manifestano fuori Palazzo Chigi. Salvini e gli altri, non cercano altro che eventuali scivoloni e non fornirglieli, anche in campo ambientale, non sarà forse facile.