L’indignazione a giorni alterni dei catto-sovranisti per le statue coperte

Polemiche per l'approvazione della convenzione di Faro, ma la storia italiana racconta ben altro

24/09/2020 di Enzo Boldi

Tutto è partito da un voto in Parlamento: la Camera dei deputati, nella giornata di mercoledì 23 settembre, ha ratificato la cosiddetta Convenzione di Faro – firmata, in prima istanza, dall’Italia nel lontano 2013. Si tratta di un trattato che ha riflessi sulla cultura e sul patrimonio culturale di tutti i Paesi che hanno aderito ed è stato approvato con 237 voti a favore, 119 contrari e 57 astenuti (insomma, la seduta di Montecitorio sembrava ‘patire’ già gli effetti del taglio dei Parlamentari). E da questa mattina si sono sollevate le polemiche per le statue coperte. Cerchiamo di capire il perché, ma anche di comprendere i motivi per cui si tratta di proteste spot, visti i precedenti scritti nella storia del nostro Paese.

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All’interno della Convenzione di Faro, infatti, c’è anche un capitolo che si sofferma sul tema del patrimonio artistico culturale condiviso. In poche parole: chi aderisce a questo documento, deve verificare che le opere d’arte presenti sul proprio territorio non offendano le altre culture. E il mirino è stato puntato immediatamente sulla cultura islamica, dove il nudo è considerato come offensivo. E da qui le polemiche per le statue coperte sollevate dal mondo cattolico e sovranista. Come si evince dal tweet di Giorgia Meloni.

Statue coperte, la convenzione di Faro e le polemiche

Una polemica che riporta alla mente quanto avvenne nel 2016 quando, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani, le statue coperte ai Musei capitolini innescarono tantissime polemiche. L’anno prima, però, nessuno disse nulla quando a Torino, in occasione della visita di Papa Francesco, vennero censurati i manifesti pubblicitari per sponsorizzare la mostra dell’artista Tamara De Lempicka. Era l’estate del 2015 (cinque anni fa) e quell’esposizione si è tenuta a Palazzo Chiablese, non distante dal Duomo del capoluogo piemontese.

I casi storici di cui nessuno parla

Insomma, lì i catto-sovranisti non si pronunciarono. Ma se questo non basta, facciamo un salto nella storia. Torniamo, per esempio, al Sacro Romano Impero. Ci troviamo all’inizio del primo Millennio e i Cristiani, all’epoca, perseguitavano e censuravano i pagani. E non solo nelle loro libertà spirituali, ma anche nella loro identità culturale: come? Oscurando e coprendo le loro statue e i loro simboli. Ed era una pratica ripetuta anche nel Rinascimento.

O ci si indigna sempre o non ci si indigna mai

Insomma, la questione non è tanto parlare o meno delle statue coperte. Ma l’indignazione a spot. Si protesta solo quando c’è da cavalcare un’onda dei consensi, ma si tace quando – per esempio – si scelse di oscurare una mostra per l’arrivo del Papa. Oppure quando le pagine di storia raccontano che in passato erano i Cristiani a oscurare la cultura altrui.

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