Trattativa Stato-mafia, la Procura generale chiede nove anni per l’ex ministro Mannino
06/05/2019 di Enzo Boldi
La procura generale ha chiesto la condanna a 9 anni di carcere dell’ex ministro democristiano Calogero Mannino, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Mannino, assolto in primo grado, ha scelto il rito abbreviato ed e’ giudicato separatamente rispetto agli altri imputati per cui è in corso il processo d’appello.
«Le sue azioni per attivare un ‘turpe do ut des’ per stoppare la strategia stragista avviata da Cosa nostra». Con questa motivazione, accompagnata da molte ricostruzioni attorno alla vicenda, la Procura generale di Palermo ha chiesto nove anni di carcere per Calogero Mannino, ex ministro della Democrazia Cristiana accusato di aver avviato la trattativa Stato-mafia per un proprio tornaconto. I contatti tra le istituzioni e Cosa Nostra, secondo l’accusa, sono iniziati proprio quando Mannino aveva ricevuto diverse minacce di morte.
La Pg: Trattativa Stato-Mafia nata per un ‘turpe do ut des’
La richiesta della Procura generale, si basano sulle tesi dell’accusa che avevano ricostruito la genesi di quella trattaita Stato-Mafia: «Giovanni Brusca ha dichiarato di avere ricevuto l’incarico di predisporre, subito dopo l’attentato di Capaci, l’omicidio dell’odierno imputato, Calogero Mannino. Anche Francesco Onorato conferma che Mannino ‘si deve uccidere’. E l’ex capo mandamento Antonino Giuffrè, vicino al boss Provenzano, ha detto che: Falcone, Lima e Mannino erano nella lista delle persone da uccidere, deliberata dalla riunione della commissione provinciale di cosa nostra, riunitasi nel dicembre 1991. Decisione da adottare in caso di esito sfavorevole della (imminente) sentenza del maxi processo da parte della Cassazione».
La replica di Mannino
«La richiesta che l’ufficio dell’accusa ha avanzato è priva di ogni fondamento e prova. Se prova v’è, è quella di una pretesa pregiudiziale e fantasiosa – ha commentato l’ex ministro Calogero Mannino -. Anche alla stregua della stessa sentenza Montalto, che tutta la trattativa si riduca alla paura del sottoscritto e dalla sua ispirazione ad un generale dei carabinieri è soltanto una fake news, è tesi priva di fondamento e consistenza, e quindi di prova. Sottolineo che la richiesta dei sostituti procuratori generali non è giudizio. Attendo fiduciosamente quello».
(foto di copertina: ANSA/LANNINO)