Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, recensione del capitolo finale che conclude un’era

I capitoli finali di una saga (qui la nostra guida per avvicinarsi al film) sono sempre i più difficili per un regista, ma Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è un ultimo atto che non vi lascerà delusi. J.J Abrams, chiamato dalla LucasFilm per portare la barca in porto dopo le divergenze creative con Colin Trevorrow che hanno portato all’allontanamento del reagista di Jurassic World. Col senno di poi questa scelta di Kathleen Kennedy si è dimostrata esatta, perché Rian Johnson è stato vittima forse della sua stessa ambizione in Episodio VIII vanificando delle meravigliose scelte registiche con alcune narrative da dimenticare e che ne hanno macchiato per sempre l’immagine agli occhi dei fan di questa saga storica.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker ha dovuto fare conti con la sceneggiatura de “Gli Ultimi Jedi”, praticamente rigettata dallo stesso cast e qui quasi annullata da J.J Abrams con un lavoro pregevole e chirurgico da questo punto di vista. La trama non ha nulla di innovativo, anzi riprende moltissimo da “Il ritorno dello Jedi” così come Episodio VII riprendeva da “Una nuova speranza”. Poi bisogna anche sottolineare come la grande protagonista sarebbe dovuta essere Carrie Fisher, che purtroppo è morta e ora rivive attraverso del girato inedito delle scene tagliate durante Episodio VII e qualche scena in digitale.

 

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Carrie Fisher
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Carrie Fisher

 

Rivedere la principessa Leia e altri protagonisti, uno su tutti il Lando Calrissian di Billy Dee Williams è stato un colpo al cuore. Questo Star Wars, nonostante non lasci a bocca aperta ha il grande merito di aver ricreato quell’empatia con la saga capace di renderla unica. Si ride, si scherza e ci si commuove in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, che ha quindi tutti gli ingredienti che deve avere un film in grado di coniugare intrattenimento e grande cinema. Un plauso va fatto dei nuovi attori soprattutto ad Adam Driver, che si dimostra attore di livello molto più alto rispetto alla giovane concorrenza e capace di avere una presenza scenica che finalmente fa emergere il suo Kylo Ren / Ben Solo.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è il ritorno i chi non se ne è mai andato

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Palpatine
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Palpatine

Non vi sveleremo nulla della trama, basti pensare però che qualunque grande fan di Star Wars sapeva che a tirare le fila non poteva essere Snoke così come nella trilogia prequel non era il Conte Doku. Il ritorno di Palpatine era scontato e anche se non è stato molto credibile il modo in cui è sopravvissuto ad Episodio VI la sua presenza ha reso terribilmente affascinante questo capitolo conclusivo. Bisogna dire che la profezia diceva che Anakin avrebbe riportato equilibrio nella Forza, quindi J.J Abrams con le sue scelte di farlo tornare ha praticamente reso quasi vani i primi sei film e per questo resta un grosso mah per i fan più accaniti.

In questo ultimo capitolo la grande protagonista doveva essere Carrie Fisher e in quei pochi minuti concessive dal destino lo è, ma in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è palese come il testimone lo abbia raccolto Daisy Ridley. Il personaggio di Rey si sviluppa, cresce e arriva ad avere un controllo totale sulla forza. Finalmente  riesce a creare totale empatia col pubblico e le scene con Kylo Ren sono tra le più belle del film. Meno apprezzabile sicuramente il ricorso continuo ai fantasmi della forza, come nel caso di Luke Skywalker con Mark Hamill che ha un compito troppo breve. Come detto non vogliamo spoilerare, pertanto vi anticipiamo che alcune voci erano fondate ed in una scena con protagonista Adam Driver resterete davvero molto molto emozionati.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Combattimenti
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Combattimenti

Star Wars:L’Ascesa di Skywalker non è un film coraggioso come “Gli ultimi Jedi”, ma un’opera colma di rispetto per una saga di cui J.J Abrams da grande appassionato ha voluto scrivere l’ultimo atto per i fan. Questo non vuol dire che non ci siano alcuni colpi di scena, ma c’è tanto fan service. La regia è davvero bella, specie nelle coreografie dei combattimenti che benché se ne dica sono ai livelli della trilogia prequel ed erano la cosa migliore dei film diretti da George Lucas. Ci sono delle sequenze degne quasi di un western di Sergio Leone, il che dimostra come la tensione sia fondamentale per trasmettere un determinato tipo di emozioni. Le musiche di John Williams poi ci accompagnano con i temi storici dedicati ai protagonisti che fanno capolino nei momenti più significativi. Solo alcune scene stonano completamente e sembrano un eccessiva accondiscendenza verso i fan più giovani, con il desiderio soddisfatto di alcune sheep tra i protagonisti.

40 anni di viaggio racchiusi in un lungo omaggio

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Rey
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker -Rey

Star Wars IX è quindi forse il momento più alto della carriera di J.J Abrams, non sicuramente per la bellezza artistica dell’opera, ma perché concludere una saga come questa era un’impresa impossibile che lui ha portato a termine e già per questo si merita tutti gli applausi possibili. I messaggi profondi che ci sono sulla discendenza e l’appartenenza, sulla possibilità di prendere sempre una decisione e di scegliere chi essere sono da sempre un segno distintivo in Star Wars e più che mai attuali nella nostra società. L’amore per il diverso e l’accettazione dell’altro sono più che mai importanti, perché la speranza della galassia lontana lontana è un qualcosa di cui abbiamo bisogno anche noi.

Da oggi è al cinema la conclusione di un viaggio durato 40 anni, possiamo soltanto dire alla famiglia Skywalker e a George Lucas che l’ha iniziato grazie di tutto.

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