«Agli italiani non interessa lo spread», dicevano. Nel frattempo aumentano i tassi dei mutui

19/12/2018 di Enzo Boldi

Avevano detto che agli italiani non interessa lo spread e che era solamente un dato speculativo di mercato. Avevano detto che gli effetti dello spread si sarebbero visti alla loro scadenza (decennale) e che il dato altissimo di questi mesi non avrebbe avuto ripercussioni sulle tasche degli italiani. Evidentemente, però, chi ha pronunciato queste massime da esperto economista non ha – come moltissimi cittadini del nostro Paese – un mutuo a tasso variabile per realizzare i sogni della propria vita. E non sono i giornaloni a dirlo (o almeno, lo hanno ripetuto per giorni quando il differenziale tra btp italiani e bund tedeschi era schizzato costantemente sopra quota 300), ma l’Associazione Bancaria italiana.

Nel mese di novembre – con un trend di crescita (infelice per le tasche degli italiani) iniziato già a ottobre – il tasso medio sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di case, appartamenti e abitazioni è salito all’1,91%, rispetto all’1,88% del rilevamento precedente. Un dato che porterà i cittadini che si sono presi sulle proprie spalle un «debito» con le banche, alla ricerca di un finanziamento per garantire a se stessi e alle loro famiglie un tetto sotto cui vivere, a pagare rate più alte.

I mutui a tasso variabile aumentati all’1,91%

Perché i mutui a tasso variabile sono aumentati? La risposta la dà la stessa Abi che spiega nel suo rapporto mensile come l’incremento sia dovuto «all’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani». A risentire di questa situazione non sono stati solamente i mutui, ma anche i prestiti fatte alle imprese. Il loro tasso, nel solo mese di novembre, è passato all’1,54% rispetto al rilevamento di ottobre che si attestava all’1,52%. Questo vuol dire – sia per i prestiti alle imprese, sia per i mutui dei privati cittadini – che le rate da pagare per restituire il finanziamento saranno più elevate.

Il governo rassicurava sullo spread, ma la realtà è ben diversa

Un rischio di cui chi ha sottoscritto un accordo con una banca per un mutuo a tasso variabile – in luogo di uno a tasso fisso, dai costi sicuramente più alti ma senza dipendere dalle oscillazioni dell’economia di un Paese – era a conoscenza. Ma dal governo è stato sempre millantato il contrario, facendo la corsa a rassicurare gli italiani con affermazioni false sul funzionamento dello spread. Il differenziale tra btp italiani e bund tedeschi, purtroppo, ha ripercussioni quotidiane sulla nostra economia e sulla vita dei cittadini in ogni singolo giorno. Non tra qualche mese, anno o decennio.

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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